Nel XIX secolo l’unico mezzo di comunicazione era il giornale. Esso, però, era destinato alla classe borghese e rimase a lungo un fenomeno di élite. È soltanto negli ultimi decenni del secolo e all’inizio del ‘900 che furono introdotti i giornali popolari (e, quindi, di massa), con una tiratura di centinaia di migliaia di copie (soprattutto periodici). Tale diffusione fu possibile soltanto grazie:
A tutto ciò si aggiunse una serie di strategie editoriali quali, ad esempio, l’utilizzo di un lessico semplice (rendendo così il giornale accessibile a persone di cultura modesta), l’introduzione del felleiton, cioè di un romanzo a puntate, e del fumetto, le quali avevano quale scopo quello di attirare anche il pubblico non lettore.
Tutta la stampa europea era molto politicizzata (soprattutto in Germania): quasi tutti i giornali sostenevano l'uno o l'altro partito o almeno si schieravano a sinistra, al centro o a destra, tanto che gli uomini politici di prima grandezza s' identificavano in una o più testate giornalistiche. È da evidenziare che la Francia fu il primo paese a creare una stampa quotidiana popolare, che vedeva in “Le petit parisien”, "Le petit journal", "Le Journal", "Le Matin", "L'echo de Paris" le testate più famose. In Italia, invece, all’inizio del ‘900, il giornale popolare tende a formare un'opinione pubblica, pur cercando di esprimere il senso comune del popolo. Resta indeterminata la sua collocazione politica-culturale, fino a quando non sorgeranno i giornali di partito. Sul piano politico fu più definito ed efficace il lavoro dei giornali che già dagli ultimi anni dell'800 esprimevano posizioni conservatrici liberali, come "Il Corriere della Sera” (che nasce nel 1876), il quale è espressione della borghesia industriale. Finanziamenti industriali e gruppi di finanziatori permisero, poi, la nascita di due quotidiani: "Idea nazionale" (1911) e "Il popolo d'Italia" (1914), i quali, insieme al precedente, avranno un ruolo importante alla vigilia della prima guerra mondiale.
E' importante sottolineare il controllo attuato dai regimi totalitari sulle informazioni. Nel caso italiano questo fu possibile grazie all’acquisto da parte del partito fascista tra il 1911 e il 1925 delle maggiori testate giornalistiche e grazie all’introduzione degli albi nel 1925.
I quotidiani, dunque, presentavano , attuando una censura su cronache nere e di fallimenti economici, il periodo fascista come un modello storico di pace e moralità. Lo stesso accadde anche nei giornali per bambini i cui argomenti erano strettamente legati all’ideologia fascista (superiorità dei bianchi sui neri, malvagità degli ebrei ecc.).
http://web.tiscali.it/soluzionefinale/propagfasc/propfasc04.htm
http://www.bibliolab.it/giornale/sistema5.htm
http://www.bibliolab.it/giornale/sistema7.htm
http://www.itcgmontefiascone.it/novecento/initalia1.htm