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LABORATORIO DI STORIA > materiali didattici > progetti di lavoro > la ricerca sulla storia della scuola > ottobre 2002 |
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La ricerca della rete delle scuole
polo di storia sulla storia della scuola gli interventi del seminario di ottobre 2002 PERIODIZZAZIONE
DELLA SCUOLA ASTIGIANA NEL ‘900 I dati qui presentati vanno confrontati con la cronologia della scuola a cura della prof. Patrizia Vayola e con la scheda sull’edilizia scolastica a cura del prof. Edoardo Angelino. REGIME FASCISTA (fine anni ’20, anni ’30) Con l’attuazione della Riforma della scuola del Ministro Giovanni Gentile (1923-24), che riguarda in particolare l’assetto della scuola superiore con un intervento anche sull’organizzazione e la lunghezza di studi dell’Istituto magistrale, dà una forte impronta gerarchizzante i diversi ordini di studi. Istituisce anche l’esame di stato, che garantisce gli sbocchi universitari. Con l’avvio della politica di fascistizzazione dello stato e dell’organizzazione del consenso (1926 corporazione degli insegnanti e controllo sulla professionalità e sulla vita privata da parte dei capi di istituto, 1929 tessera del PNF obbligatoria e giuramento di fedeltà dei docenti universitari, libro unico di stato, 1935 istituzione Provveditorati agli Studi provinciali), la scuola è ritenuta uno strumento particolarmente importante per il condizionamento politico della popolazione. Anche per l’attuazione delle Leggi razziali (1939, Ministro Bottai) si parte dalla scuola per l’espulsione di soggetti ebrei. Si dà, quindi, grande impulso, anche per sostenere gli interessi dell’edilizia, alla costruzione di nuove scuole secondo tipologie costruttive imponenti e solide sia in città sia provincia (es. Scuole superiori nel Complesso Collegio (completamento 1927), ristrutturazione della Caserma Oddone Roero e nuove costruzioni elementari tra il 1928 e il 1939 scuola al Pilone, in piazza Vittorio Veneto, “Arnaldo Mussolini”). Lo Stato si occupa prevalentemente della formazione elementare e della preparazione culturale delle future classi dirigenti, lasciando prevalentemente agli ordini religiosi gli asili infantili, la preparazione professionale dei maestri e l’istruzione professionale. La Carta della scuola
del Ministro Bottai (29 dichiarazioni
programmatiche) continua il processo di gerarchizzazione e ristrutturazione
degli ordini di scuola e viene istituita la scuola media unica (legge
attuativa 1940) come corso inferiore delle diverse scuole superiori
LA
LIBERAZIONE E LA DEFASCISTIZZAZIONE (1945-1947) Il pedagogista Washburne, in Italia con le truppe alleate, propone un programma per la scuola italiana dopo il Fascismo, fortemente improntato alla pedagogia democratica ed antiautoritaria della centralità del processo educativo dell’allievo. Si creano le Sovrintendenze regionali (quella del Piemonte fu presieduta dal prof. Augusto Monti) per avviare la riforma del sistema scolastico alla luce della nuova realtà politica, ma dopo poco tempo vengono ripristinati i poteri dei Provveditorati provinciali. Uno dei primi provvedimenti è l’abolizione del libro di testo unico, con l’epurazione dei contenuti più caratterizzanti; non ci sono invece innovazioni rilevante sul piano dei metodi e dei contenuti dell’istruzione. Vengono avviati i procedimenti di epurazione degli insegnanti particolarmente compromessi con il regime e anche ad Asti si prendono alcuni provvedimenti, ma con l’amnistia del giugno 1946 i processi si chiudono e si può riscontrare una continuità pressoché totale delle carriere dei capi di istituti e degli insegnanti. Nell’ambito della stesura della Carta costituzionale i deputati costituenti prestano molta attenzione alla riforma della scuola e alla sua democratizzazione. La Costituzione repubblicana (art.3, 33. 34. 35. 117) sancisce il diritto all’istruzione per tutti senza alcuna discriminazione, il diritto allo studio con appositi aiuti da parte dello Stato, l’obbligo scolastico a 14 anni, l’autonomia dell’Università, il riconoscimento della scuola privata senza oneri per lo Stato, la formazione professionale che viene rimandata alle Regioni, di cui si prevede l’istituzione (che verrà attuata nel 1970). Non vi sono provvedimenti significativi in questo arco di tempo riguardo all’edilizia scolastica in città e provincia. Si
ricostituiscono le associazioni professionali degli insegnanti. GOVERNI
CENTRISTI (1947-1963) Il governo (Ministro Gonella) indice una commissione d’indagine sulla scuola, che dà una mappa di gravi difficoltà di edilizia scolastica (fortemente danneggiate dalla guerra), di espansione della scolarizzazione con la conseguente forte evasione e una presenza consistente di un tasso di analfabetismo diffuso. Nel 1950 il Ministero avvia l’espansione dell’istruzione professionale in collaborazione con i privati. Nella nostra provincia si costituisce il Consorzio per l’istruzione tecnica, coordinato dalla Camera di Commercio con l’aiuto di enti pubblici e privati, compresi i sindacati. Il consorzio estende capillarmente nel capoluogo e in alcuni Comuni della provincia corsi di istruzione tecnico-professionale nel settore industriale, commerciale, agricolo e dell’artigianato, fino al riconoscimento da parte dello Stato. Nel 1954 un volume a cura del Consorzio, L’istruzione tecnica professionale nella provincia di Asti, edito in collaborazione con il Ministero P.I. traccia il quadro generale della situazione dell’istruzione professionale, rilevando il grande sforzo organizzativo e insieme la carenza di strutture e di attrezzature, nonché il rapporto di precariato con il personale docente. Accanto al Consorzio continuano la loro attività istituzioni private, per lo più religiose, che hanno iniziato l’attività negli anni ’30. I dati presenti nel volume sono molto preziosi per uno studio approfondito del settore. L’estensione dei corsi professionali è in stretta connessione con lo sviluppo industriale soprattutto nel capoluogo nel settore metalmeccanico e vede una forte domanda di istruzione di base da parte dell’industria. Dal punto di vista del quadro delle riforme, si apre la discussione sulla scuola media unica, con il latino opzionale, mentre nel 1955 la legge Ermini sulla riforma dei programmi della scuola elementare, che modifica l’impostazione di regime ancora sopravvissuta e privilegia la religione cattolica come coronamento del processo educativo. Nel 1956 viene istituito dallo Stato l’Istituto tecnico femminile per la formazione delle maestre d’asilo. Nel
1960 il governo
inserisce l’educazione civica nel corso di storia e prevede il
programma di storia dell’ultimo anno fino alla Costituzione. Viene anche
deciso un piano decennale della scuola per combattere l’evasione e
l’analfabetismo, che rimangono due piaghe del regime democratico italiano. L’istituzione
della scuola media unica (1962) rappresenta una data discriminante nella
storia della scuola e della professionalità dei docenti. La riforma è
preceduta e seguita da una vivace ed aspro dibattito tra conservatori e
innovatori. GOVERNI
DI CENTRO-SINISTRA (1963 – 1992) L’attuazione della nuova scuola media comporta alcune difficoltà organizzative e metodologiche. Si apre il dibattito sull’urgenza della riforma della scuola superiore. Mancano gli edifici scolastici, soprattutto nei Comuni della provincia, e le amministrazioni ristrutturano edifici esistenti (spesso ex.caserme o ex.collegi) e affittano locali da privati. Vengono reclutati, oltre che i docenti dell’avviamento professionale riconvertito in media, anche molti studenti non ancora laureati, che soltanto a posteriori frequenteranno i corsi abilitanti (1971-72) per l’immissione in ruolo. Si crea una nuova leva di insegnanti. Nel 1964 viene istituito come sezione staccata di Asti il Liceo scientifico a Nizza. Nel
1969 viene istituito ad Asti l’Istituto magistrale Statale,
in seguito intitolato ad Augusto Monti. Nel
1971 viene istituita la scuola materna statale. Nel
1974 vengono emanati i Decreti delegati. Nasce il Sindacato
scuola CGIL, che raggruppa tutti i docenti, senza più distinzione di grado
di scuola. Negli anni ’60 nella provincia, e in particolare nel capoluogo, si costruiscono molte nuove scuole: Istituto professionale “Castigliano”, Istituto tecnico “Giobert” da parte dell’Amministrazione provinciale e da parte del Comune le scuole elementari “Cavour”. Vengono ristrutturate gli edifici delle scuole medie “Goltieri” e “Leonardo da Vinci” Negli anni ’70 l’impulso all’edilizia scolastica è molto più rilevante, per far fronte all’emergenza di popolazione scolastica creata dal forte flusso di immigrazione dal Sud, richiamato dallo sviluppo industriale intorno al polo Fiat. La
Provincia costruisce ad Asti l’Istituto tecnico “Artom” e il Liceo
Scientifico “Vercelli”, a Nizza il complesso comune per l’Istituto
tecnico “Pellati” e per il Liceo Scientifico “Galilei” , il Comune
l’Istituto per l’agricoltura “Penna”, la scuole elementari “Rio
Crosio”, “Salvo d’Acquisto”, “Anna Frank”, “Gramsci”, “Eo
Bussano”, “Galileo Ferrraris”, le scuole medie “Martiri ella Libertà”
e “O.L. Jona”, gli istituti superiori Istituto d’Arte (B.
Alfieri), in sostituzione della scuola comunale Arti e mestieri, e
l’Istituto Magistrale, collocato nell’ex-Casermone, poi ristrutturato
nel 1990. Alla fine degli anni ’60 alcuni giovani insegnanti si impegnano a rendere pubblico su giornali e con pubblicazioni (vd. Scuole ad Asti(1967) e Tuo figlio alla scuola dei padroni (1969), a cura dell’Istituto Nuovi Incontri di Asti) in un vivace dibattito sui contenuti e i metodi della scuola in previsione della riforma del sistema. Sono anche molto attive associazioni professionali di insegnanti. Grande impulso al dibattito viene dato dalla pubblicazione del libro di don Lorenzo Milani Lettera a una professoressa (1967), che favorisce ad Asti la sperimentazione di una scuola popolare per adulti e ragazzi espulsi dalla selezione scolastica. Nel 1967, si costituiscono gli organismi studenteschi, che intendono intervenire nella formulazione dei metodi e dei contenuti della scuola. Negli anni ’70 si sviluppa un movimento studentesco nelle scuole superiori non di grande proporzioni, molto impegnato nel dibattito sulla riforma del sistema scolastico e dell’autoritarismo. Nel 1974 esce Astiscuola, periodico del Sindacato Scuola Cgil, che non si occupa soltanto della parte normativa, ma della politica scolastica. Nel 1977 si svolge ad Asti un importante convegno sulla scuola elementare, organizzato dal MCE intitolato Il maestro tuttologo. Dal 1975 al 1980 l’Amministrazione comunale di Asti si impegna direttamente nei servizi per la scuola, sopprimendo il Patronato scolastico ed assumendo il personale docente, e fornendo la mensa e il doposcuola. Si avvia anche la sperimentazione di classi a tempo integrato, in sostituzione del tempo pieno, ancora poco diffuso in città. Tra il 1976 e il 1979 apre 30 sezioni di scuola materna statale, gratuita; a quel tempo in città funzionava un solo asilo laico, l’educatorio “Lina Borgo” e tutti gli asili sono di istituzioni religiose. Nel
1975 la Regione Piemonte promulga la legge diritto
allo studio, con buoni-libro per gli studenti delle scuole statali. 1985 Riforma delle elementari
Anni
’80: contrazione delle scuole elementari e soppressione di plessi. 1995 istituzione dei primi corsi universitari ad Asti. 1997-98
redistribuzione delle scuole medie in Asti e provincia 1996-2000
RIFORME DEL MINISTRO BERLINGUER: regolamento sull’autonomia, parità
scolastica, riforma universitaria, obbligo scolastico a 15 anni, obbligo
formativo e scolastico; riforma dei cicli (annullata nel 2001). 2001-2002:
PROVVEDIMENTI DEL MINISTRO
MORATTI: abolizione
della riforma dei cicli, riforma Bertagna, modifica dell’esame di
stato, riduzione del numero dei docenti e del personale tecnico e
ausiliario. |
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