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Tra gli
anni '50 e '60 l'Italia ha visto modificare la concezione tradizionale di
famiglia tipica del mondo agricolo.
Nei documenti cinematografici e letterari dei
primi anni '50 è ancora riscontrabile
il modello di famiglia estesa e patriarcale: nel film Il Ferroviere del '56 vediamo che l' unico compito della
donna è quello di badare ai figli e alla casa, mentre il padre, figura determinante, ha il potere di prendere le decisioni per gli altri componenti
della famiglia; il romanzo La malora
del '54 presenta la struttura tipica della famiglia contadina nella
quale la donna, occupata sia nel lavoro
domestico sia nel lavoro dei campi, è completamente succube del marito.
Con lo sviluppo dell' industria e della
civiltà urbana declina, anche se lentamente, la famiglia estesa a favore di
quella nucleare, ma soprattutto mutano i ruoli e i rapporti tra i suoi
componenti: nel film Il
sorpasso del '63 il protagonista è separato dalla
moglie, il desiderio di divertimento più diffuso allenta i vincoli famigliari,
mentre emerge il fenomeno del giovanilismo degli anziani; nel romanzo Il maestro
di Vigevano del '60 notiamo che l’affermazione del valore del guadagno
indebolisce i legami familiari e finisce per disgregare l’unità familiare.
Un’evoluzione
interessante riguarda la figura paterna che è maggiormente coinvolta nella vita
quotidiana e in quella dei figli, come si vede nei protagonisti dell’ episodio L'educazione sentimentale tratto
da I mostri oppure nel romanzo Il maestro
di Vigevano, dove il padre si preoccupa del futuro del figlio.
La società si attrezza per soddisfare in modo più adeguato le esigenze dei
bambini, creando spazi appositi per il loro divertimento , mentre il modello di
famiglia precedente considerava i bambini come piccoli adulti e come forza
lavoro (ne' La malora del '54 i bambini devono contribuire con il
loro lavoro al bilancio familiare)
Se prima il matrimonio era considerato come
un affare di famiglia (Il
ferroviere '56) ora diventa una scelta esclusivamente individuale (L' avventura di due sposi '57; Il maestro di Vigevano '60; La dolce vita, '60). La figura della
donna muta totalmente: da una condizione di totale dipendenza prima dal padre e
poi dal marito (La malora, '54; I soliti ignoti, '58)
passa ad uno stato di indipendenza, con un lavoro che la soddisfa e la
disponibilità di tempo libero da dedicare a se stessa (I vitelloni , '53; La dolce vita, '60; I mostri
, '63).
Anche
ai giovani vengono offerte parecchie opportunità di svago che prima erano
negate, grazie ad una maggiore disponibilità
economica e ad una più ampia diffusione di luoghi di ritrovo. (à Consumi)