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Laurana
Lajolo, Gli archivi
scolastici:
una
“miniera work in progress” per la ricerca didattica
|
IL VISSUTO DELLA SCUOLA Un aspetto molto interessante, che può essere tratto dai materiali degli archivi scolastici, opportunamente integrati con altri fonti, è la biografia della scuola, intendendo la scuola come un organismo vivo, composto da soggetti di cui si possono tracciare biografie e percorsi esistenziali e conoscitivi. Sostanzialmente si propone qui la possibilità di raccogliere il vissuto della scuola, per esempio attraverso i quaderni e le prove d’esame, che offrono un’indicazione significativa della visione del sapere e delle competenze trasmesse dal sistema dell’istruzione. La scuola può dunque essere considerata una “stanza della memoria”. Quaderni,
appunti, schede, relazioni compongono le “pagine della scuola”, come le
definisce Maria Bacchi[1],
la quale le considera fonti di ricerca interessanti al fine di cogliere i
percorsi individuali degli allievi. E in questa dimensione diventano
significanti anche le formule omologanti e stereotipate dell’istruzione
ufficiale, comparate con i “silenzi”, le omissioni e gli oblii di
argomenti non accettati dalla trasmissione autoritaria. “Approccio
biografico vuol dire tra l’altro”, scrive Bacchi, “dar valore alle
singole vite. alla singolarità delle voci in relazione ai contesti in cui
emergono, vuol dire guardare alla storia facendo attenzione alla
soggettività degli storici e delle storiche, alla singolarità delle loro
operazioni di conoscenza del passato, al modo in cui modellano la propria narrazione, ma vuol dire anche guardare al prodotto delle
loro ricerche e ai materiali nascosti negli archivi in modo tale che
l’analisi delle strutture, dei fenomeni demografici, delle vicende
istituzionali e politiche non oscuri il peso e il senso delle vite
coinvolte. Anzi vuol dire far balzar fuori da questi scenari storie di
soggetti dotate di un’età, di un sesso, di peculiarità individuali.”[2] Quale
traccia mantiene la scuola del vissuto degli allievi e dei docenti, è
possibile ricostruire le atmosfere e gli stili educativi? Occupandosi della storia di un istituto femminile, Adriana Longo annota: “Perché la scuola è anche questo: il sottobanco, il fuori registro sono una dimensione essenziale, spesso silenziosa, che forse può essere evocata attraverso la biografia, i racconti orali, la scrittura. Non può sfuggire l’importanza anche simbolica di un luogo della memoria scolastica, esso permette divagazioni, “erranze”, delocalizzazioni e contemporaneamente “radicamento”, in ciò consiste il fascino di qualsiasi spazio della memoria, sia esso archivio, biblioteca, vecchia soffitta, album fotografico, diario.”[3] [1] cfr. M. Bacchi, La voce, il corpo, l’assenza, fonti pratiche per la scoperta della soggettività dei bambini e delle bambine in M.T. Sega (a cura di), La scuola fa la storia, cit.. [2] M. Bacchi, La voce, il corpo, l’assenza. Fonti e pratiche per la scoperta della soggettività dei bambini e delle bambine, cit., p.133. [3] A. Longo, Incursioni nella soffitta della memoria, in M.T. Sega (a cura di), La scuola fa la storia, cit., p. 202. |
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