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Esercizio
di scrittura
Prova a costruire
un racconto che abbia come titolo IL
MANTELLO
Tieni conto che stiamo lavorando su racconti che parlano di
fantasmi: che storia può venir fuori da un titolo del genere?
Per facilitarti il lavoro ti diamo, di seguito, alcuni possibili
inizi che sottolineano l'importanza di questo indumento.
A
Certo, forse non era stata
proprio una bella idea. Il coraggio, la spavalderia che
lo avevano animato durante la discussione con gli amici,
quel crescendo di urla e di risate che era culminato
nella scommessa, ora gli appariva eccessivo, una stupida
ostentazione.
E ora eccolo li, solo, al buio, intabarrato nel lungo
mantello, a vagare nel cimitero solitario in cima alla
collina. "Fino alle prime luci dell’alba” diceva la
scommessa, ed era solo da poco trascorsa la mezzanotte … |
B
Dopo interminabile
attesa quando la speranza già cominciava a morire,
Giovanni ritornò alla sua casa. Non erano ancora suonate
le due, sua mamma stava sparecchiando, era una giornata
grigia di marzo e volavano cornacchie.
Egli comparve improvvisamente sulla soglia e la mamma
gridò: «Oh benedetto!» correndo ad abbracciarlo. Anche
Anna e Pietra, i due fratellini molto più giovani, si
misero a gridare di gioia. Ecco il momento aspettato per
mesi e mesi, così spesso balenato nei dolci sogni
dell'alba, che doveva riportare la felicità.
Egli non disse quasi parola, troppa fatica costandogli
trattenere il pianto. Aveva subito deposto la pesante
sciabola su una sedia, in testa portava ancora il
berretto di pelo. «Lasciati vedere» diceva tra le
lacrime la madre, tirandosi un po' indietro «lascia
vedere quanto sei bello. Però sei pallido, sei.»
Era alquanto pallido infatti e come sfinito. Si tolse il
berretto, avanzò in mezzo alla stanza, si sedette. Che
stanco che stanco, perfino a sorridere sembrava facesse
fatica. «Ma togliti il mantello, creatura» disse la
mamma, e lo guardava come un prodigio, sul punto
d'esserne intimidita; com'era diventato alto, bello,
fiero (anche se un po' troppo pallido). «Togliti il
mantello, dammelo qui, non senti che caldo?» Lui ebbe un
brusco movimento di difesa, istintivo, serrandosi
addosso il mantello, per timore forse che glielo
strappassero via.
«No, no lasciami» rispose evasivo... |
C
I suoi effetti personali le furono recapitati in una
cassettina di legno scuro, accompagnata da una lettera
del generale. Una lettera stesa con grafia elegante e
sicura che ricordava alla vedova "l'alto eroismo e
l'abnegazione del marito nello svolgimento del suo
dovere". Il suo dovere - pensò - era quello di viverle
accanto come le aveva promesso sull'altare, non certo
quello di morire lontano mentre “circondato, col suo
plotone, da un numero soverchiante di nemici, lottava
strenuamente per consentire alle truppe che lo seguivano
di arroccarsi a difesa e di inviare messaggeri per
ottenere rinforzi”. I rinforzi però erano arrivati
troppo tardi, quando ormai “l'eroico capitano e il suo
plotone erano periti nell'esercizio luminoso del loro
più alto dovere". Aprì la cassetta, "la sua piccola
bara" pensò. Dentro poche cose: la medaglia così
nobilmente conquistata, il nécessaire da scrittoio, un
paio di libri di filosofia e il mantello dell'alta
uniforme, il lungo mantello nero che gli aveva visto
indosso alle parate. il mantello nel quale si era
nascosta in quel lungo ultimo abbraccio del giorno della
partenza. I suoi occhi restarono asciutti, anche le
lacrime non sono infinite e lei ormai le aveva piante
tutte Si alzò stancamente e riordinò con metodo le
povere cose: i libri negli scaffali, fogli e calamaio
sulla scrivania, la medaglia nel cassetto del comodino,
e il mantello appeso al chiodo dietro la porta della
camera da letto. "Come al solito - pensò - come prima",
ma niente, niente, lo sapeva bene, poteva più essere
come prima.. |
D
Quando si è poveri
non si può fare troppo gli schizzinosi. Provateci voi a
vivere in una topaia non riscaldata, sempre lurida,
senza acqua corrente, convivendo coi topi più grassi e
feroci che mai il Tamígi abbia allevato e poi vedrete se
vi farà ancora schifo qualcosa. Quando si è passati
troppe volte per le porte delle galere e si è ormai
troppo vecchi per qualsiasi lavoro, onesto o disonesto
che sia, non si può scegliere, semplicemente ci si
arrabatta come si può. Io faccio il trovarobe, insomma
frugo nei bidoni della spazzatura in cerca di qualche
oggetto ancora in buone condizioni da vendere alla
bottega di stracci vecchi di Jack il Rigattiere.
Voi non immaginereste mai quante cose butta la gente.
Soprattutto nei quartieri alti c'è da fare dei veri
bottini: scarpe quasi nuove, radio ancora funzionanti.
Una volta ho trovato un intero servizio di posate,
peccato che non fossero d'argento e che mancasse un
cucchiaio. Fu così che trovai il mantello. Era una sera
buia e fredda. Una sera da lupi. La nebbia si tagliava
col coltello. E allora non ebbi voglia di spingermi
tanto lontano da casa. Chissà, mi dissi, magari qualcosa
di buono si trova anche nelle strade delle mie parti,
sebbene qui la gente abbia più toppe nei calzoni e buchi
nelle tasche che roba da buttare, ma tant'è, meglio che
niente. Mi inoltrai nel quartiere male illuminato
orientandomi a stento fra i mille vicoli e vicoletti
immersi nella nebbia. Infine capitai in una strada che
non mi ricordavo assolutamente di aver mai percorso,
buia come la notte stessa, senza che nemmeno un po’ di
chiarore filtrasse dalle imposte chiuse delle case
circostanti. Stavo per andarmene quando, alla luce
tremolante di una lampada posta sul portale di un
palazzo tetro con le finestre singolarmente alte e
serrate, scorsi un bidone semiaperto. Qualcosa sporgeva.
Mi avvicinai e tirai fuori il mio bottino: si trattava
di un mantello di raso nero di elegante fattura.
Accidenti, pensai, questo è un vero tesoro! Chissà come
diavolo sarà finito qui, in questo quartiere di
miserabili, un capo così bello ed elegante. Roba da
ricchi, stranezze di ricchi, pensai. E lo misi nella
sacca che porto sempre con me quando lavoro... |
Solo uno degli inizi che ti abbiamo presentato sopra appartiene ad
un racconto scritto realmente. Sapresti dire quale?
Prova ad immaginare come possono continuare le diverse storie.
Si può procedere in questo modo: si possono formare 4 gruppi che
lavorino alle diverse storie; ognuno si inserirà nel gruppo di
compagni che hanno scelto lo stesso incipit, lo stesso inizio (dalla
voce verbale latina incipit, "comincia") e proverà con loro a
inventare il seguito. Non dovete impiegare più di 20-30 minuti per
abbozzare la trama, poi potete procedere alla stesura della storia,
sia collettivamente sia individualmente, a vostra scelta.
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