|
CINEMA
E STORIA CONTEMPORANEA
Se la storia del '900, e
soprattutto quella della seconda metà del secolo, costringe gli storici, e
gli insegnanti, a confrontarsi con fonti nuove e diverse da quelle
utilizzabili per gli altri periodi, tra queste il cinema è certamente una
delle più significative per due ordini di motivi.
Il linguaggio delle immagini in movimento è il più usato nella cultura
contemporanea ed è perciò congeniale agli stili cognitivi degli studenti,
fatto questo che consente anche l'emergere delle loro competenze e
conoscenze implicite. La scuola, infatti, sempre di più, si colloca come
una, e spesso neanche la più significativa, delle agenzie formative che
contribuiscono alla crescita cognitiva e culturale dei ragazzi. E' bene
tener sempre presente tale nuova condizione per evitare di lavorare su un
modello di studente implicito inesistente o ampiamente superato dalla realtà.
Nel vissuto dei nostri studenti il contributo formativo dell'istruzione
scolastica si intreccia con quello di molti altri mezzi di informazione ed
il nostro obiettivo di docenti, pertanto, è spesso più quello di
sistematizzare conoscenze e di offrire chiavi interpretative in grado di
consentire un riuso critico delle nozioni apprese piuttosto che fornirle ex
novo. Noi non lavoriamo neanche alle elementari su tabulae rasae ed è
quindi necessario accertare e valorizzare sempre le conoscenze, corrette,
sbagliate, parziali che i nostri studenti posseggono in relazione agli
argomenti oggetti di studio.
La seconda ragione risiede nell'essere, il linguaggio cinematografico,
fortemente sintetico e denso di informazioni. Ciò, infatti, consente,
utilizzando anche solo pochi fotogrammi, di mettere gli studenti a contatto
con una ricca messe di informazioni da decifrare e interpretare.
Tuttavia la comprensione di questo linguaggio non è semplicissima ad
abbisogna anzi di una serie di preventive consapevolezze e precauzioni
d'uso.
Quando ci accostiamo al film come fonte per la storia contemporanea,
dobbiamo innanzi tutto tener presente che esso costituisce uno strumento a
disposizione della società per mettersi in scena: rappresenta il visibile
di un'epoca. Si tratta, in buona sostanza, di una autorappresentazione, che
può essere più o meno critica ma che in ogni modo si muove all'interno di
una logica che spesso è l'unica possibile. Ogni film infatti è prodotto
del suo tempo, nel senso che la realtà che mostra è mediata dai criteri
d'osservazione che l'autore ha in comune con la sua epoca, sia che egli
condivida sia che rifiuti il modello dominante. Inoltre il film è un
prodotto di équipe, nel quale ciascuna delle varie professionalità
interagisce con le altre con un suo margine di autonomia e pertanto il
prodotto risente delle letture che ciascun componente ha del rappresentato,
rispecchiando così essenzialmente le convinzioni condivise dal gruppo di
lavoro.
Da tutto ciò deriva, anche al di là della funzione orientativa ed
interpretativa del regista, che il film non può mai essere una fonte
oggettiva sul reale, neanche quando è contemporaneo dei fatti indagati
dallo storico. Al film non si può chiedere come sono andate le cose ma i
modi in cui determinati eventi sono stati letti dall'epoca che li ha
vissuti.
E' opportuno pertanto, quando si usa il film come fonte storica,
incrociarlo con altri tipi di fonti, quantitative, orali, letterarie,
ufficiali, utilizzando, per esso come per le altre, le metodologie di
analisi corretta e tenendo conto che ai criteri d'esame classici,
l'autenticità e l'esattezza, sarà necessario aggiungere l'analisi del
rapporto tra intenzionalità e inconsapevolezza della rappresentazione.
Ci sono due fondamentali modalità d'uso del film come fonte per la storia:
la visione integrale e l'uso del frammento.
|
|