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Patrizia Vayola, Il cinema come fonte per la didattica della storia contemporanea

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  CINEMA E STORIA CONTEMPORANEA

Se la storia del '900, e soprattutto quella della seconda metà del secolo, costringe gli storici, e gli insegnanti, a confrontarsi con fonti nuove e diverse da quelle utilizzabili per gli altri periodi, tra queste il cinema è certamente una delle più significative per due ordini di motivi.
Il linguaggio delle immagini in movimento è il più usato nella cultura contemporanea ed è perciò congeniale agli stili cognitivi degli studenti, fatto questo che consente anche l'emergere delle loro competenze e conoscenze implicite. La scuola, infatti, sempre di più, si colloca come una, e spesso neanche la più significativa, delle agenzie formative che contribuiscono alla crescita cognitiva e culturale dei ragazzi. E' bene tener sempre presente tale nuova condizione per evitare di lavorare su un modello di studente implicito inesistente o ampiamente superato dalla realtà. Nel vissuto dei nostri studenti il contributo formativo dell'istruzione scolastica si intreccia con quello di molti altri mezzi di informazione ed il nostro obiettivo di docenti, pertanto, è spesso più quello di sistematizzare conoscenze e di offrire chiavi interpretative in grado di consentire un riuso critico delle nozioni apprese piuttosto che fornirle ex novo. Noi non lavoriamo neanche alle elementari su tabulae rasae ed è quindi necessario accertare e valorizzare sempre le conoscenze, corrette, sbagliate, parziali che i nostri studenti posseggono in relazione agli argomenti oggetti di studio.
La seconda ragione risiede nell'essere, il linguaggio cinematografico, fortemente sintetico e denso di informazioni. Ciò, infatti, consente, utilizzando anche solo pochi fotogrammi, di mettere gli studenti a contatto con una ricca messe di informazioni da decifrare e interpretare.
Tuttavia la comprensione di questo linguaggio non è semplicissima ad abbisogna anzi di una serie di preventive consapevolezze e precauzioni d'uso.
Quando ci accostiamo al film come fonte per la storia contemporanea, dobbiamo innanzi tutto tener presente che esso costituisce uno strumento a disposizione della società per mettersi in scena: rappresenta il visibile di un'epoca. Si tratta, in buona sostanza, di una autorappresentazione, che può essere più o meno critica ma che in ogni modo si muove all'interno di una logica che spesso è l'unica possibile. Ogni film infatti è prodotto del suo tempo, nel senso che la realtà che mostra è mediata dai criteri d'osservazione che l'autore ha in comune con la sua epoca, sia che egli condivida sia che rifiuti il modello dominante. Inoltre il film è un prodotto di équipe, nel quale ciascuna delle varie professionalità interagisce con le altre con un suo margine di autonomia e pertanto il prodotto risente delle letture che ciascun componente ha del rappresentato, rispecchiando così essenzialmente le convinzioni condivise dal gruppo di lavoro.
Da tutto ciò deriva, anche al di là della funzione orientativa ed interpretativa del regista, che il film non può mai essere una fonte oggettiva sul reale, neanche quando è contemporaneo dei fatti indagati dallo storico. Al film non si può chiedere come sono andate le cose ma i modi in cui determinati eventi sono stati letti dall'epoca che li ha vissuti.
E' opportuno pertanto, quando si usa il film come fonte storica, incrociarlo con altri tipi di fonti, quantitative, orali, letterarie, ufficiali, utilizzando, per esso come per le altre, le metodologie di analisi corretta e tenendo conto che ai criteri d'esame classici, l'autenticità e l'esattezza, sarà necessario aggiungere l'analisi del rapporto tra intenzionalità e inconsapevolezza della rappresentazione.
Ci sono due fondamentali modalità d'uso del film come fonte per la storia: la visione integrale e l'uso del frammento.


 

 

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