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IL TESTO DI UNO STORICO

 Prendiamo invece il testo di uno storico, in questo caso di Marc Bloch, tratto dai Re taumaturghi (3) .

Gli inizi del rito inglese

Verso la fine del secolo XII viveva alla corte del re Enrico II d'Inghilterra un chierico di origine francese, Pietro di Blois. Era uno dei molti ecclesiastici letterati che la brillante corte del Plantageneto accoglieva, infinitamente più aperti, al dire di Hauréau (1), di quelli che si raggruppavano nella stessa epoca intorno al re di Francia. Abbiamo di lui, fra altre opere, una preziosa raccolta epistolare. Sfogliamola. Vi troveremo due lettere che si fan riscontro, perché indirizzate entrambe ai chierici del seguito reale; in una, Pietro dice tutto il male possibile della corte e dei cortigiani; nella seconda canta la palinodia (2). Questa ritrattazione gli fu imposta, come hanno creduto alcuni storici (3), dal malcontento del sovrano? Quanto a me, confesso che mi rifiuto di prendere sul serio i due documenti; non riesco a vedervi altro che due esercizi di retorica o di sofistica, un Sic et non che era nel gusto del tempo. D'altronde poco importa. La seconda lettera racchiude il passo seguente:Confesso che assistere il re equivale [per un chierico] compiere una cosa santa; perché il re è santo; egli è l'Unto del Signore; non invano ha ricevuto il sacramento dell'unzione, la cui efficacia, se per caso qualcuno l'ignorasse o la mettesse in dubbio, sarebbe ampiamente dimostrata dalla scomparsa di quella peste che colpisce l'inguine e dalla guarigione delle scrofole (4). Così Enrico II guariva le scrofole. [... ]

1. "Joumal des Savants", 1881, p.744.
2. Migne, PL., t. 207, ep.XIV, col.42; ep. CL., coll.439.
3. Ad esempio A.Luchaire, nel suo piacevole articolo su Pietro di Blois, in "Mémoires Acad. se. morales", t. 171 (1909), p.375. [... ].
4. PL., t.207, col. 440D [segue testo originale in latino].

 La prima cosa che possiamo notare è che qui abbiamo una collocazione spazio-temporale più definita: un luogo (alla corte del re ... ) e un tempo (verso la fine del XII secolo). Abbiamo anche un personaggio: Pietro di Blois.
Ma rispetto al primo testo, vi sono diversi altri fenomeni interessanti da rilevare.
Intanto il testo di Mare Bloch è molto più vivace, più, connotato emotivamente, ci si appassiona di più: è ricco di aggettivi che segnalano gli atteggiamenti dello storico rispetto alla materia di cui sta parlando, mentre la scientificità del manuale sembra essere guadagnata mediante la neutralità e la mancanza di prese di posizioni esplicite. Dal punto di vista didattico questa neutralità è un problema, perché se chi scrive un testo non mostra di appassionarsi, chi legge difficilmente riuscirà ad appassionarsi e anche gli studenti avranno difficoltà a sentire che la storia è bella e che vale la pena di spenderci sopra delle energie.
In secondo luogo, questo testo è ricco di "voci" di personaggi diversi.
Intanto emerge la voce dello storico che parla di se stesso e dice: "Quanto a me confesso che mi rifiuto di prendere in considerazione..." Noi sappiamo che c'è qualcuno che parla e che prende posizione rispetto alle cose di cui sta parlando e che le giustifica. Ma non basta. Questo storico interloquisce con altri storici (come hanno creduto alcuni storici) e con uno in particolare, che cita nelle note.
Inoltre abbiamo la voce diretta della fonte incorporata nel testo e che, in nota, viene riportata in latino, nell'originale. Insomma, questo testo contiene a sua volta altri testi.
Vi è poi tra i due testi una differenza di stile: descrittivo il primo, narrativo e argomentativo il secondo. Marc Bloch inizia questo paragrafo usando uno stile narrativo: il testo inizia come una favola. Ma le vicende narrate qui sono due: quella di Pietro di Blois che affermava che il re Enrico II guariva le scrofole, e la vicenda, ancora più appassionante, della ricerca condotta dallo storico che la racconta come se la stesse svolgendo passo passo davanti al lettore. Si tratta naturalmente di un artificio letterario: Bloch sta ricostruendo ad uso dei suoi lettori un percorso che, probabilmente, è stato meno lineare di quanto appare. Ciò nonostante, dal punto di vista delle operazioni cognitive compiute - e che nel leggere il lettore deve ripercorrere - questo testo risulta più trasparente e, in qualche misura, più simile al tipo di operazioni che noi vorremmo far sì che i nostri ragazzi imparassero a fare attraverso la didattica di laboratorio: si tratta infatti di lavorare, contemporaneamente, sui contenuti - cioè sui fenomeni storici - ma anche sulle procedure rnetodologiche, di ricostruzione delle realtà del passato.


 

 

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