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LA FOTOGRAFIA COME DOCUMENTO

 Ci sono anche dei problemi ovviamente. A uno dei problemi accennavo prima: in una ricostruzione era stata messa della carne rossa, quindi cruda, e i ragazzi non capiscono bene.

 Esempio 4: La carne cruda e i tempi della fotografia

 1. Cris: la carne è cruda però forse come un esempio, sembra come un forno in cui mettere la carne

2. Filippo: posso dirti una cosa?

3. Cris: sì

4. Filippo: come, come un esempio? questa è una fotografia che è stata fatta dentro una casa

5. Cris: sì, lo so, ma mica ci possono mettere la carne di vent'anni fa, che era cucinata, quindi hanno messo la carne cruda

6. Filippo: ma questa ce l'erano già trovata dentro

7. Nicola: guardate che questa è una fotografia fatta apposta per questo lavoro. A Filippo!

 Qui i bambini si imbattono nel problema di stabilire qual è la natura di questa fotografia, qual è la realtà che viene fotografata. Abbiamo tre ipotesi diverse relative ai tempi della fotografia: per Filippo si tratta di una fotografia scattata al tempo in cui la casa era effettivamente abitata dai Vichinghi; per Nicola sembra che sia l'insegnante che ha fatto la fotografia per farli lavorare in questo modo; per Cris si tratta invece - come poi è - di un modello che serve per far capire. L'elemento della carne cruda, che doveva facilitare (e infatti facilita) la comprensione del fuoco come focolare e a che cosa poteva servire, rappresenta però anche un elemento problematico, che mette in discussione la natura di questa fonte.
La fotografia come documento viene messa in questione anche in altri modi. Uno dei gruppi ha discusso molto a lungo se fosse possibile dedurre la capacità dei Vichinghi di costruirsi le case dal fatto che la fotografia raffigura appunto una casa. Verso la fine di questa lunga sequenza argomentativa i bambini arrivano alla conclusione seguente:

 Esempio 5: Questo documento non è adatto

1. Giovanni: in effetti per me Marco ha ragione, ha ragione perché uno come può sapere se quella casa è stata conquistata, rifatta, modificata? Perché tu la vedi com'è ora nel presente, non la puoi vedere com'è nel futuro [voleva dire passato]

2. Fulvio: va bè, però è sempre probabile, perché noi non abbiamo un documento che ci indica il passato

3. Marco: e allora è un discorso che non può finire. O qualcuno ci dà qualche documento che ci dà informazioni su altri tempi, oppure è un discorso che non può finire

4. Giovanni: secondo me, come dice Marco, questo è un discorso che non si può finire perché noi non sappiamo abbastanza cose.

5. Questa fotografia non ci dice abbastanza cose dove metterlo, se su certo o incerto, su che cosa possiamo sapere precisamente

6. Fulvio: per me bisogna trovare una soluzione. Però tu dici Marco che io devo portare un altro documento e allora pure tu.

7. Marco: no

8. Fulvio: allora come scusa? questo documento è un po' chiaro, si vede il fuoco, capito? E' chiaro questo documento. Non è adatto per il discorso che stiamo facendo.

 Gli insegnanti si renderanno conto che per dei ragazzi delle elementari la consapevolezza da loro raggiunta è di livello molto alto. Ma possono arrivarci perché ci stanno lavorando sopra e sono spronati dal desiderio di sostenere le proprie posizioni e controbattere a quelle altrui. Questa consapevolezza metacognitiva, cioè la capacità di riflettere sulla natura delle conoscenze, del tipo di informazione (certe, incerte) che si sta trattando, nasce proprio dal dibattito, dal fatto che sono paritari tra di loro, che non c'è qualcuno che ne sa di più e dal vincolo di arrivare ad una soluzione condivisa. Più in generale, è proprio da attività di questo genere che è possibile raggiungere anche con gli alunni delle elementari - quegli obiettivi "metodologici" che ci proponiamo quando li facciamo lavorare con i documenti: qui però non si tratta di "informarli" su come lavora lo storico o sui problemi che possono sorgere nell'uso dei documenti. Qui la consapevolezza nasce dal fare e dall'esigenza sociale di raggiungere un accordo nello svolgimento di un compito effettivo.
E vengo all'ultima questione di cui volevo parlarvi.


 

 

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