La taberna
all'inizio era solo un buio deposito di legno ed era in generale
la bottega degli artigiani, aperta verso la strada; si trovava
al pianterreno o nel seminterrato della casa. A volte era
addirittura incassata nel muro.
Si passò poi dalle tabernae vinarie alle tabernae
per eccellenza, che si specializzarono nella vendita del vino e
nella consumazione sul posto. La parola taberna cominciò
ad indicare così il luogo in cui si beveva e si mangiava. Le tabernae
avevano un bancone di pietra, con cinque o sei contenitori
incastrati, rivolto verso la strada; altri contenitori erano
messi in mostra per la gente che passava. Accanto al banco vi
era un fornello con una casseruola piena di acqua calda. Nel
retro c'erano la cucina e le sale per la consumazione.
Mentre i
ricchi si potevano permettere antipasti e dolcetti, che
acquistavano o si facevano preparare a casa, i poveri, non
avendo la possibilità di cucinare per mancanza di spazio, si
recavano nelle tabernae.
I
venditori ambulanti, detti lixae, esibivano le loro
cibarie su bancarelle smontabili in tavole, protette dalla
pioggia per mezzo di tende. La loro attività era controllata,
perché essi vendevano i loro prodotti vicino a luoghi sacri e,
per rispetto nei confronti degli dei, si volevano evitare scene
di ebbrezza e disordini.
Nonostante
avessero una cattiva reputazione venivano frequentate anche da
persone importanti. Le tabernae erano molto numerose.
La popina
era una trattoria dove il vino veniva portato ai tavoli solo per
accompagnare i piatti del pasto.
Più povero della popina, era il gurgustium, che
era una specie di bettola.
Simili
alle popinae erano le cauponae, o osterie di
campagna.
C'erano , lungo le strade romane , anche i tabula, in cui
vi era un posto non solo per i viaggiatori, ma anche per i
cavalli.