I Romani a tavola

Ipertesto realizzato dalla IV ginnasiale dell'Istituto "L.Pietrobono" di Alatri

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Gli ingredienti

Ruta:

Suffrucite ruderale delle Rutacee ( Ruta graveolens) di odore nauseante,con foglie composte e fiori piccoli,gialli,in corimbi terminali; trova diversi impieghi in medicina per le sue proprietà antielmintiche,ipotensive e sedative.

Santoreggia:

Erba aromatica delle Labiate ( satureia  hortensis), con foglie lanceolate, fiori rosei, profumati, coltivata negli orti; si usa in profumeria e in liquoreria o in cucina come aromatizzante di condimenti.

Silfio:

Nome che i Greci davano ad una pianta della Pirenaica, alta sino a tre metri dalle foglie caratteristiche a forma di coppa ove ristagna l’acqua piovana e fiori in capolini gialli ed il suo succo veniva utilizzato in medicina e in culinaria.

Coriandolo:

Pianta erbacea delle Ombrellifere ( Coriandrum satinum), con foglie pennate, fiori bianchi o rosa in ombrelle, i cui frutti a forte sapore aromatico, se secchi, vengono usati in cucina, in liquoreria e anche in medicina.

Levistico:

Pianta erbacea delle Ombrellifere ( Levisticum officinale), nota con il nome di sedano di montagna.

Cumino:

Pianta erbacea delle Ombrellifere ( Cuminum cyminum), con foglie laciniate, fiori bianchi o rosei in ombrelle composte, frutti contenenti diversi semi aromatici, usati in cucina per condimento, in liquoreria per la preparazione del kummel, e in medicina come tonici e  diuretici.

Timo:

Piccolo arbusto delle Labiate ( Thymus vulgaris), spontaneo nei luoghi aridi della regione mediterranea e coltivato come pianta per condimento o per estrarne l’essenza; ha foglie piccole a forma di Losanga, tormentose nella pagina inferiore, fiori rosei in spicastri.

Origano:

Erba aromatica delle Labiate ( Origanum vulgare), pelosa, spesso rossastra con foglie ovali crenate, fiori color rosa in spicastri riuniti in pannocchie o corimbi, le une e gli altri usati in cucina come spezie e per aromatizzare la pasta di acciughe nonché in liquoreria.

Porro:

Pianta erbacea delle Liliacee ( Allium ampeloprasum): varietà di aglio di cui si consumano oltre al bulbo anche le parti inferiori delle foglie, sia crude, specialmente come ingredienti di salse e vivande.

Finocchio

Pianta erbacea delle Ombrellifere ( Foeniculum vulgare o hanetum foeniculum), con steli eretti, scanalati e carnosi; foglie alterne pennatosette, abbraccianti il fusto con guaine dilatate carnose, che costituiscono il caratteristico corpo (o grumolo), una parte cioè che comunemente viene consumata come ortaggio, fiori piccoli, gialli, in ombrelle, frutti a diachenio, o con semi aromatici.

 

Il sale e le spezie

 

Il sale per i Romani non era solo un “condimento” ma anche un vero e proprio alimento. Era persino un sistema di pagamento e i soldati lo ricevevano anche come completamento della paga.

Le spezie durante l’ impero ebbero un’ enorme importanza per le mense dei ricchi; venivano importate da Asia, India e Africa.

I Romani facevano abbondante uso di spezie nella preparazione dei vari cibi.

Oggi, parlando di spezie, vengono in mente solo i condimenti del cibo,ma gli scrittori classici per spezie intendevano anche le polveri aromatiche, i cosmetici, gli oli speciali e i profumi.

Apicio ci fa capire che per i buongustai romani la funzione delle spezie era soprattutto quella di conservare i cibi, di aromatizzarli e di insaporirli.

Apicio considerava le spezie  come condimento moderno. Le più usate di queste sono  pepe, ligustro, cumino, laser, origano, alloro, maggiorana, zenzero, santoreggia, resta, prezzemolo e rosmarino.

I testi scientifici dell’ epoca citano piante di spezie e relativi prodotti usati comunemente nella cucina dell’ epoca imperiale: sono circa 180 fra noti e meno noti.

Augusto aveva persino creata una flotta speciale che raggiungeva l’ estremo oriente.

La base di smistamento della maggior parte delle spezie era Alessandria d’ Egitto: qui confluivano i carichi arrivati per terra e per mare.

Tra le spezie maggiormente usate e provenienti da lontane terre troviamo lo zafferano che proveniva dalla Cilicia e il pepe  che era l’ articolo più importante per il suo largo consumo; veniva utilizzato su qualsiasi alimento, dai dolci, alle carni, alle verdure. Ne esistevano tre specie diverse: il lungo, il nero e il bianco. Soprattutto il pepe nero veniva considerato merce di prima necessità.

Un intero quartiere di Roma veniva chiamato quartiere delle spezie ed era destinato al loro commercio.

Lo zenzero era come una costosa rarità. Era coltivato in Asia sud orientale, ma anche in Etiopia. Si usava ancora verde mescolandolo ai cibi bolliti.

Il laser, invece, era una specie di resina ricavata da una pianta coltivata in Libia ed era un misterioso e costosissimo ingrediente.

Fu probabilmente la prima droga non latina ad essere consumata dai Romani.

Il nardo proveniva dalla dalla Siria, ma se ne coltivava anche in Liguria. Le sue foglie erano utilizzate come aromatizzante. Inoltre era impiegato in medicina, in profumeria e in cucina per insaporire oltre che i cibi anche certe bevande.

Noce e macis erano usati anche in cucina come si fa al giorno d’ oggi.

 

Balsamo, incenso e mirra erano usati soprattutto in cosmetica, ma la mirra serviva anche a profumare il vino.

Il cumino reale ha trovato il suo migliore impiego come prodotto da mescolare ad altri condimenti o da spargere sulle pagnotte appena sfornate.

Le spezie venivano anche usate per insaporire il sale, dato che i romani lo consideravano un contorno, lo mangiavano spesso con  il pane e trovavano logico cambiare e arricchire il suo sapore con le spezie. Il sale “condito” non andava a finire tutto nei cibi, ma serviva in casa come medicinale di pronto uso per certi disturbi.

Il sale, praticamente indispensabile e purtroppo quasi introvabile, era importantissimo e il suo commercio e il suo uso si caricarono di simboli religiosi e sociali. La fornitura di sale alla Roma repubblicana era assicurata dalle saline create dal re Anco Marzio alla foce del Tevere.

Il sale nell’ uso quotidiano era conservato nel penus e da lì versato nelle saliere disposte sulla tavola.

Il sale costava molto anche se, molto spesso,veniva distribuito dagli uffici annonari, e molto spesso il suo prezzo aumentava per via delle spese per trasportarlo in località molto distanti dal mare.

Il sale che proveniva dalla salina era chiamato sal popularis e prendeva il nomadi sal mollitus o tritus quando era macinata.