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la
politica agricola del fascismo
La
politica del fascismo per quanto riguarda l'agricoltura fu mossa da una
concezione dell'economia conservatrice e miope; mentre le grandi potenze
occidentali si impegnarono nel potenziamento dello sviluppo industriale,
Mussolini sognò un'Italia essenzialmente agricola e fondata sulla
piccola proprietà che puntasse sulla produzione di derrate alimentari e
sulle industrie ad esse collegabili. Il mondo contadino gli sembrava
infatti più rassicurante delle città nelle quali il proletariato si
dimostrava difficilmente controllabile, più consapevole del proprio
peso politico e più organizzato. La "battaglia del grano" fu
infatti, prima di tutto, una grande campagna propagandistica che,
puntando sui facili motivi dell'orgoglio nazionale e di un'autonomia
produttiva che doveva mettere l'Italia al riparo dagli stenti in caso di
guerra, tendeva soprattutto a rafforzare nelle campagne l'immagine del
fascismo come unica possibilità di raggiungere, per i contadini, quel
peso politico sempre loro negato. In realtà essa fallì sia perché non
fu interamente raggiunto l'obiettivo sia soprattutto perché l'aumento
della produzione granaria fu specialmente nel sud, ottenuto, dove
dominava un latifondismo immobilista e privo di volontà e di mezzi per
incrementare cambiamento, a scapito tanto di colture specializzate più
redditizie e pregevoli quanto dell'allevamento, determinando perciò una
diminuzione complessiva del reddito. Anche la campagna per le bonifiche
integrali si rivelò fallimentare in quanto, pur avendo ottenuto qualche
risultato significativo nell'agro pontino, fu fortemente ostacolata dai
proprietari che avrebbero dovuto contribuire alle spese e che perciò
fecero valere tutto il loro peso politico per affossare il progetto.
Infine una terza sconfitta Mussolini la incontrò rispetto al suo
disegno di ruralizzazione dell'Italia; proprio per arginare il peso
politico delle città il fascismo cercò infatti di scoraggiare
l'emigrazione dalle campagne verso centri urbani e prese anche
provvedimenti, peraltro di scarsa efficacia pratica, per costringere i
nuovi inurbati ad un'improponibile quanto astorico ritorno alla terra. |