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La scuola e la vita del paese Confrontando dunque il Bonaiuto con l'ideale di maestro che la scuola fascista propone, ci accorgiamo che egli cercò di aderire a quell'immagine, sia per il risalto che diede alle tematiche legate al mondo contadino, sia perché si sforzò di essere, come era nelle sue convinzioni, un costruttore di consenso al fascismo tanto verso i bambini quanto nei confronti di tutta la comunità. Egli infatti si fece promotore e collaboratore di iniziative che riguardavano il paese. Leggiamo nel diario di classe del 1932, in data 4 novembre: Giornata della Vittoria Italiana sull'esercito austriaco che dà la libertà delle terre irredente di Trento e Trieste. Anche nel nostro paesetto si è inaugurato un piccolo monumento posto per abbellimento alla vecchia lapide dei caduti. Il progetto è stato ideato dal maestro Bonaiuto previo accordo con i combattenti della locale sezione. Il giorno della inaugurazione la scuola vi partecipa al completo con gagliardetti e bandiere. Dice un breve discorso per l'occasione il maestro Bonaiuto. Sentono il discorso i combattenti, i mutilati, gli alpini, le famiglie dei caduti e tutto il popolo assiepato dietro i cordoni dei Militi e dei Giovani Fascisti. Per questa lapide, che è ancora visibile sulla facciata del municipio, viene organizzato un comitato promotore e Bonaiuto scrive, in quell'occasione, un libretto che, oltre a riassumere i fatti salienti della prima guerra mondiale in tono ampiamente celebrativo e ad indicare nomi, biografia e decorazioni attribuite ai caduti di Cantarana, profila anche una breve storia, peraltro spesso imprecisa, del paese che rimane comunque l'unica opera che affronti tale argomento e che fu molto gradita dalla popolazione che ancora conserva copie di questo opuscolo. Nel 1935 incontriamo invece questa annotazione: “Oggi
stesso la scolaresca celebra la festa degli Alberi. Per quest'anno la
cerimonia riveste un particolare significato in quanto la festa si
svolge lungo la strada di accesso al Campostanto del paese. Tutto
l'inverno i loro padri e fratelli maggiori hanno lavorato a sistemare la
riva dell'Antica strada e sotto la direzione del maestro si è fatto
rinterro e sterro ed un ponte allargato. Si sono fatti circa m. 150 di
rive sistemate (...) e in più per ornamento si sono messi a dimora
tigli, lilla, pini ecc.”. Il Bonaiuto dunque cerca di intervenire
nella vita del paese, mettendo anche a servizio di esso le sue
competenze. La sua volontà di essere, per Cantarana, un punto di
riferimento ideologico emerge ancora più chiaramente dagli argomenti
dei discorsi che pronuncia in occasioni ufficiali e di cui annota i temi
del diario di classe. Da questa fonte apprendiamo che nella festa di
fine anno scolastico del 1933 dopo la messa con benedizione solenne, “
il maestro Bonaiuto nell'aula della scuola ai barnbini e alle famiglie
invia un saluto a tutti nell'atto di chiudere l'anno scolastico. Dà un
addio agli scolari che vanno via per sempre per il compimento del grado
superiore esortandoli ad essere sempre buoni e puntigliosi.
Nell'occasione il maestro parla sulle provvidenze del governo per il
grano, e parla, riassumendolo, del discorso del duce al senato per il
patto a quattro. Nel 1936 muore invece, nella guerra d'Abissinia, un abitante di
Cantarana partito volontario; il maestro allora, insieme al
segretario del Fascio di Villafranca, fa celebrare una messa in
suffragio e ricorda sulla cronaca di classe che “il maestro Bonaiuto
dice brevi parole sulla camicia nera deceduta e sull'importanza
dell'Impero Fascista. Interessante è il riferimento ad una adesione più intensa da parte della cittadinanza, evidentemente toccata, in questa circostanza, da vicino e quindi più coinvolta emotivamente. Questo ci fa pensare che di solito le manifestazioni fasciste che si organizzavano a Cantarana non riscuotessero grande successo e del resto, dagli stessi dati che Bonaiuto annota nel suo opuscolo, ricaviamo che nel 1932 su 995 abitanti soltanto 46 erano iscritti al Partito Nazionale Fascista. Probabilmente quindi il Bonaiuto non riuscì ad integrarsi nella vita del paese, tanto che alcuni vecchi lo ricordano ancora oggi con il soprannome di “Pocaiuto”. D'altra parte non sappiamo neanche come il maestro stesso vivesse il suo inserimento nella comunità; di certo si affezionò ai bambini, un suo anziano exstudente ricorda che a differenza di molti altri maestri, il Bonaiuto non li ha mai picchiati. Nel 1932, all'inizio dell'anno scolastico scrive: “Man
mano affluiscono tutti i bambini. Vecchie conoscenze che ritornano:
bravi e buoni, negligenti e indisciplinati, la variopinta scala di tutti
i caratteri e di tutti i temperamenti. Alcuni si sono fatti più alti,
più robusti, alcuni sembrano più seri e sono pensosi: le bambine in
generale mi sembra che siano più pensierose alcune, e più vivaci le
solite che l'anno scorso si fecero sempre riprendere. Sempre sullo stesso tema leggiamo, nel gennaio del 1934, la seguente affermazione: “Anno nuovo, vita nuova. Finalmente, dopo molti giorni di vacanza, con grande piacere, rivedo la mia cinquantina di scolaretti. Non vedevo l'ora e il giorno di rivederli e continuare il nostro comune lavoro e la nostra fatica”. |