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C’è un bel giardino nel mondo: fascismo e scuole rurali

  di Patrizia Vayola

i programmi attraverso i registri

Altri dati di un certo interesse ricavabili dai registri sono quelli relativi alle condizioni economiche delle famiglie: esse sono però descritte con una

gamma di aggettivi che serve più che altro a delimitare il confine tra autosufficienza e bisogno. A fronte di una indifferenziata massa di “abbienti”, troviamo infatti un 20-30 per cento di ragazzi definiti, di volta in volta, come provenienti da famiglie numerose oppure in condizioni di disagio o di povertà; spesso nei confronti di costoro interviene il Patronato scolastico che si limita tuttavia a dispensare matite e quaderni. Non ci sembra che da queste indicazioni possa emergere un quadro delle reali condizioni sociali dei cantaranesi, in quanto la gamma di valutazioni è troppo generica nella parte alta della scala e impedisce perciò di cogliere significative differenziazioni al suo interno. D'altra parte, fatte le debite proporzioni, non sembra che la diversa collocazione sociale, almeno come è ricostruita dal Bonaiuto, influenzi le possibilità di promozione, incida, cioè, sulla selezione.

Altri dati significativi che possiamo chiedere ai registri e che ci interessano per capire come effettivamente i programmi della scuola fascista venissero applicati nella realtà, sono quelli relativi alla programmazione didattica del nostro insegnante. Su questo argomento, possediamo due serie di dati: quelli in cui, mese per mese, si indicano gli argomenti da trattare e quelli desumibili dal diario di classe che riporta varie notizie sulla vita della scolaresca.

La partizione degli argomenti nell'arco dell'anno scolastico avveniva suddividendoli in 8 gruppi consequenziali (9 nelle scuole urbane) che normalmente si aggregavano, mensilmente, intorno a un tema che veniva definito “centro di interesse”. Bonaiuto segue di solito questo schema anche se negli ultimi due anni non sono più indicati esplicitamente dei centri d'interesse.

La programmazione del nostro maestro è però complicata dal fatto di dover gestire una pluriclasse, tentando cioè di conciliare argomenti diversi o a differenti livelli di difficoltà. Egli stesso annota, come premessa al programma di quinta del 1934-35: “Date le condizioni della classe, composta di alunni buoni nel complesso ma di famiglie agricole che curano poco e possono curare poco i loro bambini per le condizioni di luogo e di lavoro, tranne poche eccezioni, si pensa di svolgere un programma didattico semplice pur tuttavia non uscendo e non troppo sfrondando il programma prescritto. In considerazione dell'abbinamento delle classi IV e V mista e per quanto si possa fare un orario unico e normale nella stessa aula scolastica, si viene nella determinazione che qualche materia di insegnamento affinché venga fatta (per qualche po' di tempo) parallelamente alle due classi ”.

Di fatto i programmi delle due classi sono quasi uguali e seguono gli stessi centri d'interesse; a questo proposito, scendendo maggiormente nei particolari, possiamo osservare come effettivamente i contenuti prescelti riguardassero essenzialmente due temi: la vita contadina e il fascismo. Solo due volte gli argomenti toccano da vicino la comunità di Cantarana: nel novembre del 1931, quando si costruisce davanti al cimitero il Viale della Rimembranza, alla cui realizzazione partecipa il maestro stesso (in forza del suo diploma di geometra), e nell'aprile del 1932, quando arrivano in paese le campane che la popolazione, con una colletta, ha deciso di acquistare, ad integrazione di quelle già esistenti, “per il decoro della Parrocchia e del bel campanile”. Per il resto troviamo, nel corso dei vari anni, quasi sempre i soliti argomenti: la vendemmia, la casa, la stalla, l'acqua, il sole, il freddo, la semina, per quanto riguarda la vita contadina, dunque in linea con le indicazioni fasciste sui compiti della scuola rurale. In particolare il maestro si intrattiene, soprattutto con gli studenti di quinta, su argomenti quali la rotazione delle colture, i sistemi di concimazione, l'allevamento degli animali. Anche la parte di programma non strettamente attinente all'agricoltura risente dell'impostazione “rurale” dell'insegnamento: gli studenti, ad esempio, a dicembre del 1933, per la recitazione, leggono: “La zappa”, bella prosa di Giovanni Tapani, una meravigliosa esaltazione della zappa, la ruralità, l'inno alla sana vita agreste. Ciò con stimolo all'amore verso la campagna, combattendo recisamente la mania di abbandonarla in cerca di pretesi migliori miraggi in città” e il maestro ritiene così significativo l'argomento che lo riprende anche il mese successivo. Inoltre anche le discipline scientifiche e tecniche sono impostate dando preminenza ai lavori agricoli, così di aritmetica ci si occupa dei conti dell'azienda agricola e del libro bestiame, mentre si impartisce uno specifico insegnamento di agraria. Anche le prove d'esame di quinta risentono di questa impostazione, tanto che i problemi di aritmetica e computisteria vertono sempre su compravendita di cereali, di terreni e di vini oppure sulla capienza di barili per l'olio o di vasche per la raccolta dell'acqua piovana. Il tema d'esame del 1935 recita: “In quali lavori agricoli mi sento capace di dare il mio aiuto (lettera)”.