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Il boom degli anni '60

  di Grazia Bologna

L'IMMIGRAZIONE

Il più imponente trasferimento di popolazione che ha conosciuto l'Italia, almeno dal tempo dell'unificazione nazionale, si concentra tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta, un periodo relativamente breve, se rapportato ai costi umani, sociali, culturali che lascia alle spalle, all'intensità e alla radicalità della rivoluzione che produrrà nella distribuzione geografica della popolazione, nelle strutture economiche e sociali, nell'attività economica, nei comportamenti e nei sistemi di valori.
Le “fonti dell'immaginario” si prestano meglio di altre a far percepire, soprattutto a chi non ha vissuto quel momento, la grandezza epica della trasformazione avvenuta e a sentire come meno estranei ed ostili i nuovi flussi migratori dei nostri giorni.
La trasformazione è rappresentata dalle varie tappe: la partenza dolorosa, l'arrivo nella città estranea, la faticosa lotta per l'integrazione, che comporta spesso il ripudio delle proprie radici e la perdita della propria identità.

Fonti fotografiche  
Emigranti alla stazione 
La catena di montaggio della Lambretta
Palermo. Stazione centrale
Confronto con
Profondo sud, 
Braccianti siciliani
Gente del sud

Fonti filmiche 
Rocco e i suoi fratelli - L'arrivo alla stazione - Lo straniamento di fronte agli aspetti innovativi della città - La tristezza e la nostalgia - Il perpetuarsi di riti collettivi - La scuola come mezzo
di miglioramento
Confronto con
La terra trema - Gli abiti rattoppati, il cibo limitato - La povertà degli interni - Gli affetti condizionati dal bisogno economico

Fonti letterarie 
LUCIO MASTRONARDI
Il meridionale di Vigevano - A costo del ripudio della proprie origini, di cui si mantiene ancora traccia nel comportamento, è avvenuta l'integrazione, che consiste soprattutto nell'adeguarsi alla regola della competizione e dell'arricchimento.
(pagg.458 - 465)
Confronto con
GAVINO LEDDA
Padre padrone - L'avvilimento delle condizioni di vita e di lavoro è all'origine del sogno di fuga dei giovani pastori sardi.
(pagg.153 - 157)