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IL
LAVORO
Un
altro indicatore di rilievo della trasformazione dalle nuove modalità
di organizzazione del lavoro, caratterizzata soprattutto dai ritmi
produttivi della grande industria.
Anche in questo caso è utile il confronto tra le rappresentazioni del
nuovo mondo del lavoro, segnato dallo straniamento dalla velocità e
dall'alienazione, e il periodo precedente, quando lo sfruttamento e
l'abbrutimento erano la caratteristica dominante, e diverse erano, di
conseguenza, le reazioni dei lavoratori.
Fonti fotografiche
“Il metallurgico”
Alfa Romeo di Arese
Manifestazione alla Magneti Marelli
Confronto con
Braccianti in lotta ad Avezzano
Mondine al lavoro
Torino1952. Occupazione della fabbrica Nebiolo
Fonti filmiche
I
soliti ignoti - Scena finale nel cantiere edile (il lavoro,
prima rifiutato, è ora
accettato come mezzo per uscire dalla precarietà).
Rocco e i suoi
fratelli - Si accettano lavori precari in attesa di approdare
al posto in
fabbrica
Confronto con
Miracolo
a Milano - L'arte di arrangiarsi e il lavoro precario
La terra trema -
L'aspetto macilento delle persone provate da un lavoro che non concede
soste - Le varie fasi di un lavoro ancora arcaico.
Riso amaro -
Le varie fasi del lavoro in risaia
Fonti letterarie
OTTIERO
OTTIERI
Donnarumma
all'assalto - La difficoltà dei lavoratori alle prese con i
nuovi ritmi
e le nuove tecnologie.(pagg.24 - 31)
PAOLO VOLPONI
Memoriale - La
progressiva alienazione dell'operaio diviso tra la fascinazione e il
rifiuto della grande fabbrica(pagg.38 - 45).
Confronto con
BEPPE FENOGLIO
La
malora - Il lavoro massacrante nei campi, imposto dalla
necessità uccide gli affetti e la solidarietà
Osservazioni: A fronte della relativa abbondanza di
rappresentazioni del mondo del lavoro tra Ottocento e primo Novecento,
pare che, con la prima vera industrializzazione che conosce l'Italia, il
mondo del lavoro quasi scompaia, o sia al massimo evocato. Quando è
rappresentato, lo si fa spesso attraverso la strada dello
sperimentalismo. Si verifica così quella difficoltà di riprodurre
l'universo alienato della grande fabbrica messo in evidenza proprio in
quegli anni nel corso del dibattito su “letteratura e industria” su
“Il Menabò”.
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