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Patrizia Vayola,
La
generazione di Carosello. Appunti per un percorso didattico sulla
società dei consumi
|
Proviamo
ora a fare una carrellata sui prodotti pubblicizzati. Si tratta di
generi di largo consumo adatti ad un pubblico ancora indifferenziato
che rimane nell'ambito dei bisogni primari: è soprattutto tra quelli
che gli viene chiesto di scegliere marche e linee. In
primo luogo ci sono i generi alimentari come la pasta, l'olio, i
dolci, prodotti il cui ventaglio di offerte si amplia nel corso degli
anni, soprattutto con lo sviluppo delle industrie alimentari.
Interessante, da questo punto di vista è il progressivo aumento dei
cibi pronti, indice del cambiamento di costumi alimentari che viene
proposto e progressivamente accettato dalle famiglie e soprattutto
dalle donne giovani del periodo. Accanto al dado da brodo (già
presente nel '57), troviamo carne in scatola ('60), sughi pronti
('65), ortaggi conservati ('69), prodotti per l'infanzia (dai biscotti
del '58 ai liofilizzati del '74), le prime merendine confezionate
('68) per arrivare (nel '74) alla carne ed al pesce surgelati (ma non
ancora alle verdure). Subito
dopo troviamo i prodotti per l'igiene che, come gamma di offerte, si
mantengono stabili per tutto il periodo, per quanto riguarda la cura
della persona, anche se consentono di assistere al cambiare delle
mode, con la scomparsa, ad esempio, della brillantina (ben 4 marche
erano invece pubblicizzate nel '57) e l'ingresso (nel '62) della lacca
per capelli. Da segnalare anche, come segno dei tempi, la comparsa
(nel '72), del primo deodorante, apertura verso un modo diverso, meno
sessuofobico di pensare al corpo e alla sua intimità. Le
pubblicità seguono invece lo sviluppo degli elettrodomestici e la
specializzazione progressiva della produzione per quanto riguarda i
prodotti per la casa. Dai detersivi in polvere stile americano (già
presenti nel '57), si passa a quelli per lavatrice ('65) agli
ammorbidenti ('71), ai detersivi per piatti ('72). Le
pubblicità di abbigliamento, invece, danno il senso della
trasformazione che, da allora ad oggi, si è verificata in quel
settore del mercato: vengono offerti infatti (tra il '58 e il '63)
vestiti di serie che in qualche modo si rivolgono all'universo
maschile e femminile al di là di una moda precisa, con l'idea di
essere capi durevoli nel tempo, cosa poi diventata inconcepibile sia
per il continuo variare delle mode sia perché non esisterà più un
target unico cui rivolgersi ma un mercato specializzato per settori.
Carosello, che chiude le sue trasmissioni nel febbraio del '77, fa
appena in tempo ad ospitare la prima pubblicità di jeans, indizio
appena percettibile della grande trasformazione di costume in questo
ambito. Anche in questo campo si segnala, sempre dal 72, l'ingresso
della biancheria intima, del reggiseno in particolare, tra gli
articoli su cui è cessata la censura. Per
quanto riguarda gli elettrodomestici, gli spot seguono lo sviluppo
tecnologico e segnano l'ordine di comparsa nelle case dell'epoca dei
vari elettrodomestici: frigorifero, cucina a gas, lavatrice, per
primi, e poi i piccoli elettrodomestici, ultimi in quanto non
essenziali. Modesta
è invece la presenza di articoli per la casa, se si esclude il grande
lancio della plastica, ancora non differenziata per oggetti ma
pubblicizzata in quanto tale già dai primi anni '60. Un
settore che si sviluppa anche, a partire dalla metà degli anni ’60,
è quello editoriale, che dura fino all’inizio degli anni ’70: si
pubblicizzano infatti opere enciclopediche, ma poi anche “La
Bibbia”, la “Divina Commedia” ed, infine, anche alcune collane
economiche quali la “BUR” ed i “Gialli Mondadori” a
testimoniare l’ingresso del consumo culturale tra le esigenze che,
soddisfatti i bisogni primari, possano entrare a far parte delle
esigenze degli italiani. Interessante
infine l'ingresso tra il '68 e il '71 delle pubblicità di diversi
settori del terziario che, come sappiamo, rappresentano, insieme
all'industria e poi ben oltre, un settore in forte espansione:
compaiono infatti, nell'ordine, le assicurazioni, i supermercati e le
banche. Brilla invece per la sua assenza il mercato dell'auto: solo la
“Innocenti” e la “Simca” pubblicizzano alcuni loro modelli e
questo è emblematico del regime di semi-monopolio “Fiat” in cui
si viveva: le altre case produttrici evidentemente ritenevano poco
remunerativo tentare di scalzare questo predominio e l'industria
automobilistica torinese non era interessata a sollecitare
l'attenzione su un prodotto che vendeva comunque, e d'altra parte la
pubblicità dell'indotto (pneumatici, benzine, accessori) già
indirettamente ne mostrava i prodotti, come anche molti altri spot che
comunque, al passo coi tempi, utilizzavano automobili nelle loro
ambientazioni. Come
si vede, Carosello offre prodotti in un certo senso di prima necessità,
ma mostrandoli rappresenta anche uno stile di vita nuovo, legato a
nuove esigenze e ad un nuovo modo di concepire il tempo, lo spazio, i
bisogni ed i piaceri. Insieme a questo scenario, naturalmente, veicola
anche una serie di altri messaggi impliciti relativi al tipo di
immaginario, di concezione del mondo, di valori di riferimento che
potrebbero essere meglio analizzati dall’esame dei singoli spot
(reperibili presso la SACIS o la SIPRA, grazie al cui archivio
l’Istituto ha assemblato alcuni di questi materiali in una cassetta
VHS a scopo didattico). |
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