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Patrizia Vayola,
La
generazione di Carosello. Appunti per un percorso didattico sulla
società dei consumi
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LA TRASFORMAZIONE DEI CONSUMI: L'ABBIGLIAMENTO Il
secondo settore ad essere toccato da radicali trasformazioni è quello
relativo all’abbigliamento. Il primo fenomeno apprezzabile da
questo punto di vista è lo spostamento dall’interno (la cura
dell’abbigliamento intimo, del corredo) all’esterno: la cura
dell’abito che sempre più viene visto come status simbolo e non
come lusso moralmente deprecabile esibito dalle classi superiori.
Questo fatto produce la proletarizzazione dell’abito (vestiti in
serie) con la perdita delle connotazioni di prestigio ad esso connesse
e con la scomparsa della divisione classista degli stili che si
accontenta di differenziazioni più sottili che non riguardano più la
foggia ma la qualità e gli accessori. Tale trasformazione, a sua
volta, induce un’accelerazione dei cicli della moda che, se prima
della guerra duravano anche diversi anni, ora si trasformano in modo
rapido con un alternarsi di modelli destinati a una breve durata: la
manifestazione dello status riguarda pertanto la velocità di
assorbimento del nuovo stile. A questo fenomeno si aggiunge la
scomparsa della rigidità che determinava la selezione
dell’abbigliamento in base all’occasione (mattino, pomeriggio,
sera, festa, domenica ecc.). Essa, a sua volta è legata alla nascita
dell’abbigliamento casual la cui affermazione determina il
consolidamento, sul mercato, dei capi di produzione industriale, il
che porterà poi all’affermazione, sempre come esigenza di status,
di griffe e marche. Il casual costituisce la fusione tra abbigliamento
normale e abbigliamento sportivo che si viene a creare a partire tanto
dall’allargamento della fascia di tempo libero da destinare allo
svago ed alla vacanza quanto dalla differenziazione tra abbigliamento
adulto e abbigliamento giovane, con incursioni sempre più ampie degli
utenti del primo negli stili del secondo. In
sintesi la trasformazione più evidente è il valore non più tanto di
status quanto identitario della selezione degli abiti cui si
aggiungono le complesse esigenze di un’industria che deve
necessariamente sollecitare desideri e creare legami tra l'apparire e
l’immaginario individuale e collettivo se non vuole perdere i suoi
livelli produttivi. Sparisce comunque, almeno per le classi medie,
l’uso del vestito “buono” di sartoria, destinato a durare nel
tempo e ad essere utilizzato in tutte le "grandi" occasioni. |
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