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Patrizia Vayola, La generazione di Carosello. Appunti per un percorso didattico sulla società dei consumi

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LA STRUTTURA DI CAROSELLO

Importante, per capire la forza di penetrazione di questo spettacolo, è anche tentare una prima analisi di alcuni aspetti della struttura degli spot. Come ricordiamo essi si dividevano in quattro grandi sottogeneri: quelli che proponevano scenette comiche, quelli che puntavano sui cartoni animati, quelli che invece si basavano sull'ascolto di canzoni e cantanti di grido e quelli infine, in netta minoranza, che offrivano informazioni di vario genere con ambizioni culturali mutuate dallo stile imperante della tv pedagogica dell'epoca (dalle regole del codice della strada, alle caratteristiche di paesi esotici). I primi due mutuavano spesso dalla favola la struttura narrativa: una breve storia con happy end obbligatorio, eroe, antagonista e relativa punizione del cattivo che anzi, attraverso l'uso del prodotto, veniva addirittura redento.

Questo tipo di struttura, come anche il largo uso di cartoons mette in luce un altro aspetto importante di questo tipo di spettacolo: pur rivolgendosi universalmente a tutti gli spettatori, privilegia i bambini, considerati una specie di testa di ponte per diffondere, nella famiglia, i bisogni propagandati: la vulnerabilità dei bambini (si pensi ai gadget nei detersivi dell'epoca) consente un più facile accesso alle madri che, per il genere di prodotti pubblicizzati, sono coloro che effettivamente selezioneranno gli acquisti. Questo spiega anche perché Carosello ha avuto una così forte presa sugli ascolti: andare a letto dopo questo spettacolo non è una generalizzazione: ha costituito, per i bambini dell'epoca, una reale scansione del tempo.

Ma il vero punto di forza della pubblicizzazione dei diversi prodotti risiedeva nello slogan verbale (mutuato dalla radio ma fortemente potenziato dall'uso delle immagini) che era anche l'unico elemento di continuità possibile per episodi che, per contratto, dovevano comunque differenziarsi. L'aspettativa prevista e confermata dello slogan, accompagnato dal claim, gratificavano lo spettatore e consentivano la memorizzazione della marca; è praticamente inutile che ricordarne alcuni: molti di questi slogan, infatti, oltre che essere entrati nel lessico comune, fanno parte della memoria collettiva di tutti noi.

Un altro elemento di successo risiede poi nell'utilizzo di divi e personaggi noti che svolgono il ruolo di testimonial giocando sulla notorietà che hanno conquistato attraverso il cinema, ma Carosello, da questo punto di vista giocherà, a sua volta, un ruolo non sempre utile dal punto di vista della carriera. Infatti se l'ingresso quotidiano di personaggi famosi nelle case degli italiani, in ruoli minori rispetto a quelli del grande schermo, desacralizzerà, almeno in parte, il divismo di importazione hollywoodiana, l'associazione troppo stretta ad un prodotto rischierà di limitarne i successivi ingaggi in ruoli diversi da quelli ormai noti al grande pubblico.

Infine molti Caroselli saranno legati da un filo conduttore tematico sotterraneo e pertanto ancora più forte: l'esaltazione dell'innovazione e della modernità, rappresentata appunto dai consumi e dai nuovi ritrovati in ogni campo; dai detersivi alle lavatrici, dai dadi da brodo ai tessuti sintetici, tutto sarà presentato come avanguardia di un mondo nuovo, tecnologico, giovane, roseo e pieno di speranze verso il futuro cui aderire e cui adeguarsi mediante il consumo.

Una struttura dunque ben riuscita che senza dubbio ha contribuito potentemente al decollo, allo sviluppo del boom economico ed alla creazione della quale, non dimentichiamolo, hanno contribuito i maggiori registi, attori e sceneggiatori dell'epoca, oltre che i migliori disegnatori di fumetti: Carosello ha contribuito così allo svecchiamento del linguaggio cinematografico e televisivo e ha consentito sperimentazioni linguistiche e tecniche che poi hanno avuto un peso nella produzione video successiva.


 

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