bibliolab

chi siamo attività e news la biblioteca laboratorio di lettura


mappa del sito

giochi multimedia e web laboratorio di storia laboratorio accadueo
 
LABORATORIO DI STORIA > gli interventi degli esperti > l'uso delle fonti

Maria Teresa Sega, La storia scritta con la luce. La fotografia come fonte  

fare storia in Laboratorio
gli interventi degli esperti
i percorsi didattici
materiali didattici
Bibliolab:
la caccia al tesoro
le sitografie
Forum docenti
Forum studenti

LA FOTOGRAFIA PARLA SOPRATTUTTO DEL FOTOGRAFO

Spesso ricercatori e storici, in particolare di formazione antropologica ed etnografica, tendono a distinguere strumentalmente tra fotografia documentaria che registra la realtà, riconoscibile immediatamente senza ricorso ad un codice, e fotografia come comunicazione o narrazione che usa un codice culturale e retorico. Nel primo caso essa rinvia non a un significato mentale ma direttamente alla realtà; nel secondo caso connota invece significati mentali. Vengono affermate cioè una separazione tra queste due funzioni della fotografia e una distinzione tra fotografia documentaria, considerata obiettiva e non ideologica e quindi "buona" per la ricerca, e fotografia fortemente connotata ideologicamente e retoricamente, orientata ad altri fini che non la documentazione e quindi scartata come documento.
Questa posizione teorica si è sostanziata in ricerche notevoli per quantità e qualità, volte soprattutto a documentare quanto rimane di culture preindustriali, vita delle minoranze, sottosviluppo, emarginazione, degrado ambientale e a recuperare a livello di memoria collettiva la storia locale. Ma, anche se un'immagine fotografica può avere maggiore o minore valore documentario, non è possibile distinguere tra fotografia documentaria e non, e comunque ogni immagine è frutto di una catena di scelte operate dal fotografo, consce o inconsce. Quello "documentario" allora non è altro che uno dei generi fotografici, al quale facciamo riferimento sul piano tecnico e linguistico quando usiamo la fotografia come strumento di documentazione, non privo di convenzioni retoriche, stereotipi figurali-rappresentativi, gusto personale. Il fotografo, come afferma Roland Barthes, "è essenzialmente testimone della propria soggettività". La questione è da ricondurre alla definizione di che cosa è documento per la storia, e cioè se estendiamo il valore di documento dal contenuto alle forme e ai modi con cui viene rappresentato. Se consideriamo quindi il fotografo, e con lui il contesto sociale, un operatore attivo nella costruzione del documento e spostiamo l'analisi dall'oggetto al soggetto, rendiamo esplicite le intenzioni dell'autore e il suo punto di vista. In questa prospettiva il concetto di documento viene allargato anche a ciò che normalmente è considerato monumento: il particolare modo di imporre un'immagine di sé e dei fatti da parte di un individuo o di una società.
L'immagine fotografica allora diventerà documento in riferimento non tanto e non solo alla realtà rappresentata ma alla società che la produce e consuma secondo determinati bisogni.
Per fare un esempio: le fotografie dell'impresa coloniale italiana in Africa ci dicono poco sulla realtà di questo paese, ci dicono molto invece sull'ideologia della superiorità e innocenza del conquistatore bianco, sulla mentalità con la quale ci si recava in colonia e sull'uso propagandistico che è stato fatto della fotografia.
Per lo storico quindi tutte le fotografie sono "vere" e "false" nello stesso tempo. La nuova concezione del documento, infatti, e la critica del documento che ne consegue modificano il concetto di "vero", riguardo al documento, e la contrapposizione vero/falso. A differenza che per l'attualità, dove può essere fonte di grossi dolorosi equivoci, un falso fotografico diventa documento per lo storico, così come lo diventa un documento che occulta, falsifica, mistifica poiché permette di documentare proprio le assenze, i silenzi, le distorsioni.



altri lavori che utilizzano le fotografie come fonti

Storia delle donne: l'ingresso nella cittadinanza

La casa contadina

Il boom degli anni '60

L'Italia in foto (1946-66)

Si chiamava Anna Frank

Una scuola... con il cortile.
Fonti per un secolo di scuola elementare a Cantarana

sulla prima guerra mondiale

sul lager


Webscuola
La storia attraverso la fotografia

 

LABORATORIO DI STORIA > gli interventi degli esperti > l'uso delle fonti