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Maria Teresa Sega, La storia scritta con la luce. La fotografia come fonte  

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UN ESEMPIO DI ANALISI
Le relazioni tra fonti: le "impiraperle" veneziane

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L'ANALISI

Il lavoro a domicilio delle infilatrici di perle ("impiraperle") viene svolto, nella bella stagione, all'aperto, in gruppo per chiacchierare mentre si lavora. Le fotografie, scattate a fini giornalistici o turistici da autori volti a cogliere immagini caratteristiche di sapore popolare, evidenziano questo aspetto del lavoro e della vita delle donne, occultandone altri, meno pittoreschi. Sappiamo dalle testimonianze orali che il lavoro si svolgeva anche in casa, nei lunghi inverni o nelle ore notturne durante le quali spesso si protraeva, o nei magazzini-laboratori delle maestre ( "mistre'').
Al di lā della rappresentazione, ricalcata sugli stereotipi folcloristici dello sguardo esterno, curioso solo degli aspetti esteriori e vivaci di questo mondo, dalle fotografie possiamo ricavare informazioni sull'ambiente (č evidente il degrado dei quartieri popolari), gli oggetti di lavoro, i gesti, il rapporto con lo spazio. Si evidenzia la presenza di una comunitā femminile, composta da donne di varie generazioni e bambini; l'uomo, quando č presente, non entra in relazione con la comunitā, spesso se ne sta in ozio a guardare.
Lo spazio della calle č vissuto come prolungamento dello spazio domestico, troppo angusto e spesso malsano, e nello stesso tempo spazio comune dove si intrecciano scambi e reti di relazioni di vicinato. Non sono evidenziati in queste fotografie i rapporti di potere tra le persone: la madre e i figli, le impiraperle e la "mistrā''. Quest'ultima, che distribuiva il lavoro alle donne, lo ritirava e le pagava, gestiva un potere effettivo ed č stata identificata, negli anni delle lotte per gli aumenti salariali, come colei che sfruttava il lavoro delle impiraperle. Ma il rapporto tra lei e le donne era ambiguo, il suo ruolo di potere, legato a rapporti personali e a prestigio sociale, rimaneva implicito, raramente si esplicitava e si manifestava esternamente. Non riusciamo a identificare le "mistre" nelle fotografie, la memoria delle donne č l'unica fonte che, tra contraddizioni e ambiguitā, ci parla di questi rapporti. Molto diverse invece le fotografie del lavoro in fabbrica dove sono visibili le mansioni maschili e femminili, il ruolo dei sorveglianti e le differenze tra maestranze e padroni, e le fotografie di famiglia dove le relazioni tra le persone sono consapevolmente evidenziate.
Le donne si prestano ad essere fotografate, spesso sorridono compiaciute al fotografo, sembrano incuriosite da quell'avvenimento che rompe la monotonia della giornata: ecco che accanto alle lavoratrici si fermano donne di passaggio, altre escono dalle case o si affacciano dalle finestre. Accettano anche di fermarsi in posa, mostrando oggetti e gesti o di recitare la parte di se stesse, con 1a stessa disponibilitā con la quale raccontano: anche questo č un modo di raccontarsi e loro lo fanno con un misto di ritegno e desiderio di mostrarsi, di curiositā e timidezza. Rispetto alle fonti letterarie e iconografiche le testimonianze orali evidenziano maggiormente la fatica e la durezza della vita, tesa a risolvere quotidianamente il problema della sopravvivenza, in cui rari sono gli svaghi e i momenti di festa.



altri lavori che utilizzano le fotografie come fonti

Storia delle donne: l'ingresso nella cittadinanza

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