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LA STRUTTURA
Un laboratorio non è un'astrazione,
né una metafora per indicare un modo attivo di fare scuoia E' prima
di tutto un luogo fisico. Quali dovranno essere le sue caratteristiche? Secondo:
questo luogo fisico non può essere uno spazio vuoto. Dovrà
essere opportunamente attrezzato.
Con che cosa?
Terzo: non, potrà essere rigidamente
destinato a qualche compito specifico ma dovrà essere polivalente.
Ma per chi?
Andiamo con ordine. Le caratteristiche minime
perché un locale possa essere adibito a laboratorio di storia sono
due: una capienza superiore a quella in cui di solito trovano posto i banchi,
una lavagna e la cattedra, non solo perché in esso andranno collocati
sussidi e attrezzature, ma soprattutto perché bisogna potersi muovere:
pareti libere piuttosto estese perché possano permettere diversi
usi.
Diceva un insegnante di ginnastica: "Il mio
primo attrezzo è il pavimento". Per la storia si può
dire: "Il mio primo sussidio è una bella grande parete bianca". E'
necessario, inoltre, che il locale sia fornito di una rete elettrica sicura
e con diversi punti d'attacco, per l'uso variato dei sussidi. Poiché
nel laboratorio di storia il corpo entra tutto intero, il movimento è
un fattore didattico essenziale: nulla nel laboratorio deve essere rigido,
predeterminato, inamovibile, a parte gli armadi di classificazione dei materiali,
le librerie ed i computer. I tavoli da lavoro smontabili, Ie sedie pieghevoli,
gli apparecchi montati su carrelli servono a convertire I'aula secondo le
esigenze, scandendo materialmente il variare delle fasi del lavoro: spostare
oggetti o muoversi tra spazi diversi permette ai ragazzi di individuare diverse
funzioni nel percorso mentale che stanno compiendo. L'attenzione non viene
dispersa ma assorbita e concentrata proprio nel momento dell'attività
fisica, quando questa ha uno scopo.
In alternativa, si può avere un locale
tanto grande da riuscire a suddividerlo in subaree specializzate: lo spazio
audiovisivi, la sala stampa, le zone per i lavori di gruppo, quella per la
costruzione di grandi pannelli o per l'uso di materiale ingombrante, il piccolo
auditorium, la postazione dei computer, l'area delle mostre, la biblioteca
e l'archivio. Tutto questo, col sistema della convertibilità, ho fatto
entrare in un'aula di cinquanta metri quadrati. A dire il vero avevo solo
un computer, anche vecchio. ed in prestito. Ma le risorse erano quelle che
erano.
L'attrezzatura non ha altri limiti che quelli
delle risorse finanziarie: va dalla semplice lavagna luminosa alla
multimedialità più avanzata. C'è un limite però
al di sotto del quale è rischioso andare, ma per fortuna è
il limite ormai raggiunto da tutte le scuole. Poche non sono in grado di
mettere insieme un televisore con relativo videoregistratore, una lavagna
luminosa con lo schermo, un diaproiettore ed un episcopio, registratori a
cassetta, una fotocopiatrice, e forse un computer dalla memoria abbastanza
potente, fornito di alcuni programmi fondamentali (grafica, scrittura, ecc.).
Occorrono poi naturalmente alcune suppellettili: armadi e scaffalature per
libri, giornali, documenti, cassette video ed audio, dischi e poi scatole
e scatole di materiale vario di consumo e d'uso, tutto classificato perché
la libertà di movimento è possibile solo nell'ordine più
scrupoloso. E naturalmente sono indispensabili carte geografiche di ogni
tipo.
Non è pensabile che un laboratorio di
storia così concepito possa servire ad una sola classe. In esso si
avvicenderanno ragazzi di varie età e di varie competenze, e si
svolgeranno lavori di varia complessità. Per questo deve essere concepito
come polivalente. Nel mio laboratorio sono passate tante classi, dalla quinta
elementare all'ultimo anno delle superiori e molte hanno utilizzato gli stessi
materiali, le stesse carte, hanno visto le stesse immagini:
ciò che variava era l'articolazione del lavoro, l'impostazione
delle griglie di lettura, i suggerimenti d'uso, i linguaggi interpretativi,
i tempi e le forme dei prodotti. Ma ciò ha permesso una verifica che
in altre situazioni è impossibile fare: lo sviluppo del curricolo
dal punto di vista delle modalità della diade insegnamento-apprendimento.
L'uso comune del laboratorio in una scuola permette di mettere a fuoco appunto
questo aspetto delle tecniche didattiche, di solito racchiuso nello scrigno
segreto dell'esperienza individuale degli insegnanti.
Ma il laboratorio si storia è polivalente
anche da un altro punto di vista: in esso si perseguono in una sola azione
didattica finalità diverse, che ben rappresentano la
complessità della
scuola.
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Il nuovo
curricolo di storia
di Antonio Brusa
I giovani
e il senso del tempo. La storia del '900 a
scuola
di Laurana
Lajolo
Progetti
per imparare la storia del '900: il laboratorio di didattica della
storia
di Laurana
Lajolo
Il
laboratorio e la sua polisemia
di Mario
Pinotti
Bibliografia di base per la
costruzione del Laboratorio di storia
a cura di Maurizio Gusso
WebLab900
Per un uso didattico della storia del territorio
di Dino Renato
Nardelli
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