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Aurora Delmonaco, Dove si costruisce la memoria. Il laboratorio di storia

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LE UNITA’ DI LAVORO

Il tempo della scuola, ed ancora più quello del laboratorio, è così breve da diventare prezioso, e dunque è necessario impostare strategie che valorizzino al massimo le opportunità.
I percorsi di lavoro compiuti in laboratorio sono destinati a rimanere impressi nella memoria con tutto il loro carico di informazioni, quelle stesse che in una lezione normale gli studenti fanno tanta fatica ad apprendere. Ciò dipende, io credo, sia dal forte coinvolgimento di tutte le facoltà nel processo di elaborazione, sia dal fatto che l’accesso al laboratorio è scandito da turnazioni fra le varie classi e non acquista mai la monotonia dell’abitudine. Comunque sia, si è più volte registrato il potenziamento delle capacità di base, compresa la memorizzazione.
Ciò compone un’attenta valutazione nella scelta dei temi su cui costruire le unità di lavoro. E’ opportuno affrontare in laboratorio passaggi-chiave nel panorama dell’apprendimento storico, cioè argomenti capaci di innestarsi nello sviluppo del lavoro curriculare arricchendo di più forti consapevolezze sia di metodo che di contenuti, io la chiamo "proprietà transitiva del conoscere", e penso ad una specie di sinapsi, di creazione di circuiti logici e cognitivi destinati ad attivarsi al passaggio di ogni nuovo flusso di conoscenze, come fattori di potenziamento. I ragazzi devono poter affrontare un tema ben definito nei contorni perché possano impadronirsene e percorrerlo in vari sensi : eppure questo tema, in apparenza così circoscritto, deve essere individuato come il punto di convergenza di diverse necessità formative, perché non vada a depositarsi in un inutile accumulo dei saperi, ma tocchi punti nevralgici del sistema di orientamento nel tempo, fra passato e presente.
Non si tratta dell’importanza oggettiva di alcune pagine di storia, ma della capacità di un argomento di rappresentare un tracciato profondo.
Mi spiego con un esempio.

Un’unità di lavoro ripercorre, attraverso "tranches de vie" registrate in video, l’evoluzione dei consumi dal mondo contadino all’era della pubblicità imperante. Il tutto dura circa mezz’ora. Il lavoro intorno a questo testo per immagini procede lungo diverse direttrici.
La prima: sconfiggere l’idea che la storia non ha nulla a che fare con la "gente come noi", ed infatti questo l’obiettivo dichiarato come una sfida in cui il docente può vincere solo se gli "avversari", i ragazzi entrati scettici in laboratorio, glielo riconosceranno. Ma ciò avviene sempre quando, a partire da scenari totalmente estranei, nell’ultima sequenza incontrano se stessi, e la loro duttilità a rispondere al richiamo dei consumi, come ultimo atto di storia che può essere sconosciuta ma non estranea.
La seconda: far emergere il forte impianto storiografico di un tema che troppo spesso si presta a sociologismi facili ed a moralismi inutili. Occorre ricordare, a titolo d’esempio, con Fernand Braudel che esiste un piano zero della storia, cioè una "vita materiale fatta degli uomini e delle cose, delle cose e degli uomini" ?
La terza: imparare a riconoscere gli elementi dei flussi economici, le vicende degli stati, i sistemi politici e culturali, le strutture sociali, le loro durate ed i mutamenti che costituiscono la trama e l’ordito di quella storia che i ragazzi tendono a rifiutare perché non sanno che vi sono immersi.
La quarta: imparare a lavorare con le variabili della storia, città-campagna, la pluralità dei soggetti, le dimensioni dello spazio, l’accellazione dei tempi, individuando categorie di riferimento (i bisogni ed i consumi) e piani di realtà (il dato ed il possibile) come codici interpretativi e non come astrattezze teoriche.
La quinta: estendere alla materialità degli oggetti, all’apparente semplicità dei canti, alla memoria narrata il concetto di "fonte", potenziando la capacità di porre le domande giuste e di valutare le risposte, comparandole.
E tutto questo avviene senza prendere mai l’oggetto dello studio a semplice pretesto di esercitazioni di addestramento, ma sottolineando il valore conoscitivo di quanto si va scoprendo, con il ricorso frequente alla parola scritta che assume così la funzione di un indicatore necessario per ricostruire gli scenari appena intuiti.
Tutte le direttrici strategiche, incrociandosi, possono determinare le fasi del lavoro, che deve risultare unitario ed abbastanza lineare, pur nella complessità del suo impianto.


 

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