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LA VERIFICA

Alla fine del lavoro, s’è già detto si tornerà alla domanda di partenza. Ognuno darà ad essa la sua risposta personale, con le argomentazioni che crederà opportune. In genere alla fine del lavoro si può solo accennare in modo estemporaneo a questa fase. Non bisogna attendersi molto: i ragazzi sono stanchi ed ancora troppo immersi nella varietà delle cose affrontate, delle operazioni compiute delle impressioni ricevute, dai semi di pensieri che hanno accolto. La verifica più attendibile si può fare dopo un po’ di tempo, senza prevenirli, invitandoli a scrivere la risposta alla "domanda". Allora si potrà valutare quanto si è appreso, quanto si è veramente costruito. Ma non basta se la "proprietà transitiva del conoscere" è davvero stata posta in essere, allora la si dovrà riconoscere in altre fasi del lavoro scolastico e, qualche volta, nell’atteggiamento di vita. L’importante è che non ci sia cesura nella tua esperienza del laboratorio ed il resto del curricolo scolastico, tra l’aula di tutti i giorni e quella "speciale". Non si tratta dell’ormai stantia ma purtroppo ricorrente opposizione fra teoria e pratica, fra pensiero e tecnica, fra astratto e concreto, perché alla sequenza di operazioni devono corrispondere sequenze di atti intellettuali. E ci sono tra d’altra parte momenti, nel fare storia, del lavoro comune, e ci sono momenti in cui ci si spiega sui dati che sfidano la nostra capacità di comprenderli.
L’aula normale, quella delle lezioni quotidiane, sarà lo spazio del lavoro personale, singolo e di classe, sarà magari il contenitore - con le sue pareti come aree da riempire, i suoi scaffali, forse un armadio, qualche cassetto - dello schedario relativo alle ricerche in corso, dei semilavorati, dei prodotti intermedi, di quelli su cui occorrerà tornare. Ma sarà anche lo spazio della parola, letta e scritta, detta e scambiata.
I prodotti finali, le verifiche, i dati raccolti, il materiale reperito potranno invece, dopo essere stati opportunamente valutati, andare ad arricchire l’archivio del laboratorio, per poterli riprendere altre volte anche negli anni successivi, perché altre classi possano usufruirne, perché gli stessi insegnanti possano ripercorrere e riconsiderare le tappe del loro lavoro, o ragionare sull’esperienza degli altri.
Il laboratorio, dunque, può essere considerato come il luogo fisico d’incontro del lavoro che parte dalle aule e di quello che nelle aule ritorna. Ma, se è così, la scuola intera allora si configura come un laboratorio.


 

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