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FARE STORIA
Il laboratorio si propone, dunque, come il luogo
in cui viene superata la visione trasmissiva tradizionale del sapere attraverso
le lezioni frontali ed i contenuti confezionati, ed in cui viene sperimentato
il sapere e il saper fare dellinsegnante e dei ragazzi. Si costituisce
il lavoro comune tra colui che insegna, ma che nel contempo impara dai suoi
allievi, e coloro che, mentre acquisiscono strumenti cognitivi ed operativi,
attivano uno scambio di conoscenze e competenze, di saperi e di desideri.
Il laboratorio è anche il luogo in cui, nel fare direttamente storia,
scatta la motivazione di sapere, si innesca una "passione" di condurre a
termine la ricerca di conoscenza, si stabilisce una complicità empatica
con il docente ed i compagni per compiere bene un lavoro, che non è
imposto, ma è prodotto collettivo.
I ragazzi imparano così a fare storia,
nel senso che si impadroniscono delle procedure seguite dallo storico nel
suo lavoro di ricerca e di interpretazione, ma comprendono anche concretamente,
durante lo svolgimento del percorso didattico, che sono anchessi parte
della storia, che stanno "facendo la loro parte" nella storia, per piccola
che essa sia. E questo riconoscimento di protagonismo ha come finalità
lassunzione di responsabilità individuale e civile di giovani
cittadini.
E chiaro come muti fortemente il metodo di approccio
allo studio storico, che punta sulla ricerca e sull'esperienza piuttosto
che sulla trasmissione di contenuti preconfezionati, e quanto questa
trasformazione richieda ai docenti competenze e capacità creative,
oltre che conoscenze disciplinari.
Daltro canto, gli stessi studenti passano da un
atteggiamento ricettivo, spesso esclusivamente passivo e senza motivazione
di conoscenza, al fare storia, allo sperimentare le procedure ed i
metodi dello storico, supportati dagli insegnanti. Essi sono stimolati a
rendere esplicite domande, anche inespresse, sul mondo attuale ed a porsi
in atteggiamento di ricerca rispetto al passato per orientarsi nel presente.
Il loro vissuto soggettivo è messo al centro delle motivazioni per
conoscere la storia o meglio le storie del passato, per trovare ipotesi
interpretative del presente ed inventare prospettive per il futuro. I ragazzi
vengono ad assumere responsabilità nella scelta e nellutilizzo
degli strumenti critici del proprio processo formativo, con un atteggiamento
attivo, che ha un grande valore educativo, non circoscritto alla sola disciplina
storica.
Il lavoro di gruppo tra compagni, di cui è parte
integrante e non esterna linsegnante, produce, oltre alla conoscenza
del mestiere dello storico, anche una nuova consapevolezza del duplice
significato del fare storia. Fa sperimentare il nesso tra sapere cognitivo
e saper fare, producendo, a volte, anche nuovi risultati della ricerca, seppure
nella dimensione del laboratorio, fa conoscere ed analizzare la presenza
della pluralità di soggetti del processo storico. In particolare il
ragazzo può acquisire abilità cognitive ed operative per compiere
le indagini sulla documentazione e giungere allinterpretazione dei
fatti e dei processi storici. Che, poi, a ben vedere, è lobiettivo
finale dello studio della storia, esaltato nel campo della storia contemporanea,
per le evidente implicazioni del nesso presente - passato - presente
riguardo ai temi affrontati. Il laboratorio può essere attivato per
esperienze molto circoscritte nel tempo, cioè con proposte di brevi
unità didattiche, o come punto di riferimento costante per lo studio
della storia, attivando esperienze e ricerche di più lunga durata,
programmate lungo tutto lanno scolastico. Al fine di favorire questa
nuova modalità di apprendimento e di coscientizzazione del fare storia,
ritengo che ricerche e percorsi didattici sulla storia locale e territoriale
siano molto proficue e adatte a raggiungere gli obiettivi indicati.
Infine, mi pare utile richiamare lattenzione che
il laboratorio come "luogo scolastico" non può rimanere chiuso in
se stesso, ma deve rimanere in costante riferimento con i luoghi di
documentazione, di ricerca e di consultazione del territorio, censiti nella
banca-dati, allargando lorizzonte alle dimensioni urbanistiche,
paesaggistiche, naturalistiche ed ambientali, che sono ricchissime di suggestioni
e di tracce di storia/storie e che sono completamente assenti dai manuali
e dai metodi tradizionali di insegnare la storia. Queste sono, al contrario,
fonti di massimo interesse, luoghi primari e consueti della vita quotidiana
dei ragazzi, che meritano un approfondimento storicamente critico di conoscenza,
per consentire il confronto con la globalità della storia.
La presenza dei laboratori produrrà cambiamenti
nellattività didattica degli Istituti, che possono proporsi
come consulenti delle scuole-polo, anche con appositi protocolli dintesa.
Si potrà mettere a disposizione le competenze scientifiche e le risorse
umane e strutturare opportunità di consultazione guidata agli archivi
(cartaceo, fotografico, ecc.), alla biblioteca, allemeroteca e videoteca,
con repertori di fonti per la ricerca, bibliografie ragionate, percorsi di
lettura delle fonti audiovisive ed altro ancora. Si dovrà anche
intensificare la ricerca didattica per fornire nuovi suggerimenti di lavoro,
spendibili nella scuola.
E necessario, dunque, continuare a produrre riflessioni
ed approfondimenti in merito al contributo che gli Istituti possono mettere
in campo rispetto alle modalità di progettazione e di operatività
di una struttura nuova, che tra poco entrerà a far parte
dellistituzione scolastica.
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I
giovani e il senso del tempo. La storia del '900 a scuola
di Laurana
Lajolo
Il
laboratorio e la sua polisemia
di Mario
Pinotti
Dove
si costruisce la memoria. Il Laboratorio di storia
di Aurora
Delmonaco
Bibliografia di base per la
costruzione del Laboratorio di storia
a cura di Maurizio Gusso
Storie contemporanee - Didattica
in cantiere -INSMLI
Insegnare
il Novecento
di
Laurana Lajolo
storia
contemporanea e passaggio della memoria tra le generazioni
di Laurana Lajolo
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