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Laurana Lajolo, I giovani e il senso del tempo. La storia del Novecento a scuola

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I DOCENTI PRODUTTORI DI SAPERE

Hobsbawm scrive che l'obiettivo dello storico è quello di comprendere e spiegare perché le cose sono andate in un certo modo e come i fatti si colleghino tra loro. E, occupandosi di storia contemporanea, lo storico deve anche operare uno sforzo autobiografico.
Parliamo dei nostri ricordi, amplialdoli e correggendoli, e ne parliamo come uomini e donne di un tempo e di uno spazio particolari, coinvolti in varie guise nella storia; ne parliamo come attori di un dramma - per quanto insignificanti siano state le nostre parti come osservatori del nostro tempo e, non da ultimo, come persone le cui opinioni sono state formate da ciò che noi siamo giunti a considerate come i suoi eventi cruciali. Noi siamo parte di questo secolo ed esso è parte di noi. (Hobsbawm, 1994, p.15).
Per Hobsbawm, dunque, il passato è parte indistruttibile del presente, e nel caso della storia contemporanea, del nostro presente, il passato non è solo un ricordo privato, ma ha plasmato le nostre vite.
I docenti e gli studenti, sono, così, da considerare entrambi interpreti del loro tempo, appartenendo, comunque, a generazioni diverse. Mentre i docenti avvertono l'intreccio delle loro biografie con la storia, i giovani non hanno memoria trasmessa e considerano il passato conte una rottura tra le generazioni, come un vuoto di per sé insignificante.
E' dalla consapevolezza di queste due situazioni soggettive quella del docente-testimone del suo tempo, con la sua memoria degli eventi, e lo studente-deprivato di memoria, che bisogna partire per definire il nuovo ruolo del docente e per riflettere sul rapporto tra memoria e storia e tra storia e politica.
Il docente è chiamato, infatti, non soltanto a possedere le competenze di conoscenza e di metodologia, ma anche a riflettere sulla propria biografia, a usare criticamente il suo percorso di memoria, già nel momento in cui opera la selezione delle categorie interpretative e degli snodi tematici del XX secolo. Deve mettere in relazione, nella definizione del suo programma di lavoro, la storia come la memoria individuale e collettiva dei fatti narrati, sapendo individuale le singole specificità di approccio al passato recente.
La memoria, infatti, serve a fare storia delle soggettività e della mentalità collettiva, che è una delle dimensioni che compongono la storia contemporanea, caratterizzata dall'uso dello fonti orali.
Attraverso il vaglio accurato delle categorie e delle rilevanze della storia del '900 e con l'esplicita dichiarazione agli studenti dei parametri utilizzati, gli insegnanti riusciranno ad evitare la confusione tra storia e politica e la strumentalizzazione del sapere storico per fini contingenti e di parte.
D'altro canto, con il supporto di questa procedura esplicitata, gli studenti vengono ad acquisire ulteriori mezzi conoscitivi e metodologici per costruire una propria formazione e coscienza critica attraversa uno studio problematizzato della storia.
La scuola viene così, ad assumere la responsabilità della formazione etico-civile dei giovani e anche le funzioni di supplenza della memoria collettiva, indispensabile all'identità dei popoli, prima affidata alla trasmissione familiare e sociale tra generazioni.
Ma si può ancora parlare di generazione? È sufficiente fare riferimento alla trasmissione tra generazioni, al confronto tra esperienze collettive e individuali diverse, per costruire memoria e capire la storia? Si può ristabilire questo contatto, andato penduto nel nostro contesto culturale?
Scrivono Nadia Baiesi e Elda Gueria: Ed infatti è il problema medesimo della trasmissione nel suo complesso che probabilmente richiede un ripensamento, fino alla rimessa in discussione dell'uso medesimo del termine "trasmissione" in quanto suggerisce l'idea di un flusso che procede in una sola direzione da qualcuno verso qualcun altro ma sembra non tenere abbastanza conto del destinatario del messaggio (N Baiesi, E Guerra, 1997, p 111).
E' questo un avvertimento di particolare suggestione. Date le condizioni descritte, più che trasmettere conoscenze, i docenti e i giovani, insieme, hanno il compito di costruire un sapere nuovo, basato sull'imparare attraverso tappe flessibili secondo i modelli offerti dalla realtà e le indicazioni che provengono dall'esperienza degli studenti


     

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