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Laurana Lajolo, I giovani e il senso del tempo. La storia del Novecento a scuola

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IL LABORATORIO DI DIDATTICA DELLA STORIA

In questo quadro rivela tutta la sua utilità l'allestimento a scuola di un laboratorio di didattica della storia, inteso come luogo fisico e/o mentale ad alta intensità, dove costruire documentazione, selezionare fonti e materiali, predisporre la ricerca. Il laboratorio può anche essere inteso come un luogo di memoria dove vengono depositate le produzioni del lavoro scolastico e dove può avvenire lo scambio di esperienze tra docenti e allievi nel corso degli anni, con un passaggio di esperienze, di conoscenze e di ricerche.
Esso è, dunque, un luogo di lavoro, ma anche una banca-dati per costruire i processi logico-cognitivi, con i necessari coinvolgimenti emotivi. Nell'apprendimento della storia è importante, infatti, non soltanto l'attenzione intellettuale, ma anche il pathos dei sentimenti.
La ricerca, nel laboratorio, è un procedimento da condurre insieme, studenti e docenti che formano un vero gruppo di lavoro, dove si attivano sia elementi affettivi che cognitivi, dove si confrontano i vissuti soggettivi. Si passa la memoria da una generazione all'altra, intrecciando presente e passato per imparare la storia e soprattutto per capire il cambiamento in atto nel presente, che è, comunque, bello o brutto che sia, connotazione di futuro.
La scuola non e è più l'unico luogo di formazione, ma è sicuramente uno dei luoghi privilegiati, in cui, ad esempio, si vive direttamente l'interculturalità (basti pensate alla presenza dei ragazzi stranieri) propria della società globale. E a scuola si può imparare (insegnanti e studenti) a conoscere la storia, o meglio la pluralità delle storie.
Il sapere nuovo, superando la sequenza cronologica lineale, può costruire, secondo la definizione di Ivo Mattozzi, l'architettura modulare di molteplici storie, che diano il senso della continuità ai frammenti molteplici del presente. Va delineata una trama di connessioni profonde, che abbia senso nella durata storica.
"Restituire spessore al presente (...) significa "abitarlo" consapevoli del proprio essere nel mondo e del segno che l'esserci lascia di sé, ed insieme scoprirlo come luogo di memorie - ancora una volta al plurale - che accolga ogni traccia, ogni presenza, appunto, ogni segno superstite del passato (N. Baiesi E Guerra, 1997, p 124).
Non è questa un'operazione immediata e facile, bisogna modificare atteggiamenti e convinzioni, proporre supposti contenutistici e metodologici di formazione e di aggiornamento, costruire strumenti didattici innovativi, come può essere, ad esempio, il labolatorio. L'allestimento del laboratorio è già, di per sè, un'occasione di autoaggiornamento e di ricerca, perché rappresenta un progetto educativo, dove sperimentare la mediazione didattica della conoscenza storica, intrecciando il sapete cognitivo con il saper fare, luogo di collaborazione effettiva e necessaria tra il docente e i suoi studenti nella tensione intellettuale ed emotiva non solo di imparare la storia insieme, ma di fare storia.
Fare storia significa elaborare un prodotto originale di ricerca storica, sulla base di mappe concettuali, di tracce tematiche, di fonti, di percorsi. Gli esiti delle ricerche saranno sicuramente imperfetti, ma spesso saranno ricostruzioni inedite, non previste dai manuali: microstorie o approfondiemnti non tutti contenuti nei saggi storiografici. Quindi i giovani impareranno, in modo attivo e coinvolgente, a interpretare situazioni, fatti, fenomeni, arrivando a un prodotto socializzabile e comunicabile.
Con il laboratorio si raggiunge, a mio avviso, anche un obiettivo formativo più alto lo studente diventerà consapevole di FARE anche lui STORIA, di essere soggetto rispetto agli avvenimenti che lo coinvolgono. Si sentirà attore sul palcoscenico della storia, ne conoscerà le regole, sarà in grado di percorrere tempi e spazi, a volte potrà anche intervenire per produrre cambiamenti.
E avrà strumenti migliori per interpretate la confusione del presente in continua e rapida trasformazione, per mettere ordine nel corso storico e, soprattutto, per orientarsi nel .suo tempo, sapendo vivere in una società fluida e multiculturale.
Nel cambiamento c'è, evidentemente, l'elemento della discontinuità, il nuovo che dobbiamo apprendere e che può farci paura, ma c'è anche, necessariamente, l'elemento di permanenza che giù conosciamo ed è quindi possibile cercare di interpretare ciò che muta mentre noi viviamo.
E' attraverso la categoria del cambiamento che possiamo stabilire il nesso. tra passato-presente-futuro, partendo dal nostro presente e intendendo la. storia come un viaggiò attraverso i cambiamenti del passato e un viaggio verso il cambiamento del presente-futuro.

in Memoria e ricerca,  1998, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche


     

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