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IL CURRICOLO VERTICALE: UN'ESIGENZA
IRRINUNCIABILE
La didattica del laboratorio non deve
portarsi dietro la pratica del "frammento", dell'esperienza episodica, bella
ma irripetibile rispetto al resto dell'itinerario curricolare. Al contrario,
la didattica del laboratorio deve imporre le proprie condizioni ad un itinerario
scolastico che ne assorba le implicazioni più profonde. Deve cessare
la ciclicità dei programmi, la ripetizione per tre volte dei movimenti
dalle origini al presente, la continua riproposizione di un teleologismo
eurocentrico.
Se in laboratorio si deve imparare a saper fare, occorrerà assicurare
le condizioni preliminari di questa operatività predisponendo
l'alfabetizzazione della grammatica spazio-temporale e disegnando la cornice
d'insieme entro cui collocare l'azione laboratoriale. I primi anni della
formazione, allora, dovranno essere dedicati alla costruzione delle categorie
rappresentative ed interpretative proprie della realtà sociale a partire
dall'esperienza immediata dei bambini stessi. E poiché la realtà
sociale non può essere affrontata subito nella sua complessità
sincronica e diacronica, urgerà esplorarla in modo semplificato, senza
esaurirne, d'altro canto, l'intrinseca specificità. Gli studi della
vera e propria realtà sociale dovranno procedere con gradualità
dal vicino al lontano, dal presente al passato. Ma, in questo movimento,
lo studio dovrà essere da subito costruzione attiva del proprio
sapere.
Non è, tuttavia, sufficiente questo movimento. I criteri dal vicino
al lontano e dal presente al passato sono criteri didattici, suggeriti dalla
psicologia e dalla pedagogia, ma non garantiscono da soli la costruzione
di un'ipotesi curricolare: serve il soccorso della scienza storiografica.
Come procedere verso il lontano e verso il passato? Indifferentemente, per
progressione quantitativa, anno dopo anno, chilometro dopo chilometro? No,
evidentemente!
Alla storiografia, alla geografia ed alle altre scienze sociali bisogna chiedere
i criteri per scegliere le periodizzazioni e i quadri territoriali da studiare.
Essi forniranno i parametri per organizzare un curricolo dando gli indispensabili
punti di riferimento alla quotidiana prassi scolastica.xCon questi riferimenti
generali diventerà agevole frequentare il laboratorio poiché
ogni attività in esso compiuta sarà collocabile entro un percorso
progettato e realizzato consapevolmente. E' questa la "visione generale"
che la didattica del laboratorio può opporre alla "generalità"
della didattica della tradizione.
Un altro esempio. E' nota la difficoltà di comprensione della variabile
politica nell'odierna prassi scolastica. Il ricorso alla drammatizzazione
può essere un utile espediente poiché trasfigura concretamente
in figure personalizzate le diverse funzioni dello stato e l'intreccio con
la dialettica degli interessi. Ma, anche in questo caso non si può
eludere il soccorso della scienza sociale. La politologia fornirà
i modelli teorici di stato, tra cui il didatta potrà scegliere, con
l'obbligo di esplicitare i criteri della scelta, l'interpretazione che gli
servirà da paradigma orientatore del proprio
insegnamento.
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I giovani
e il senso del tempo. La storia del '900 a
scuola
di Laurana
Lajolo
Dove
si costruisce la memoria. Il Laboratorio di storia
di Aurora
Delmonaco
Il
Novecento, secolo scorso e storia del
presente
di Cesare Grazioli
Bibliografia di base per la
costruzione del Laboratorio di storia
a cura di Maurizio Gusso
Centro
di documentazione per la didattica della
storia
a cura di Mario
Pinotti
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