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UN ALTRO CONCETTO PERIODIZZANTE: L'IMMAGINE DELLA SOCIETÀ

Lo schema seguente lo propongo a voi, ma in classe lo farei solo verso la fine del curricolo, dopo avere già impostato L'analisi, a maglie più o meno larghe, di vari tipi di società: lo schema riguarda l'immagine che abbiamo della società.
Una prima forma è quella a strati, o se volete piramidale, ti pica dell' '800, condivisa da Marx, Weber, Comte: è il modello strutturale, a due piani, con sopra i datori di lavoro e sotto i prestatori di mano d'opera, che genera una serie di parole-concetti: classe, strato, ceto, ecc. E' l'immagine di una società che si è organizzata rispetto al problema della produzione, che definisce i diversi ruoli: proprietari dei mezzi di produzione, lavoratori o solo consumatori.

Nel '90O, dagli anni venti o trenta, si diffonde anche un altro modello, quello funzionale, tipico di Parsons, Keynes, composto da insiemi variamente correlati tra loro: scuola, industria, finanza, agricoltura, giustizia, amministrazione, ecc. Chiamiamo questo modello funzionale perché c'è un macro-sistema diviso in sottoinsiemi, e la logica è quella di definire a cosa serva ciascuna parte, e in che relazioni stia rispetto alle altre.
II modello attuale è diverso: oggi la società si rappresenta come un insieme disordinato e casuale di punti (vedi la rappresentazione dei moti browniani), ovvero di individui, ciascuno dei quali crea propri sistemi di organizzazione, cioè di collegamento con gli altri punti, con reti variabili. Nel primo sistema sopra indicato io so immediatamente chi sono, sulla base della mia posizione nella sfera produttiva. Nel secondo sistema so dove sono e a cosa serve la mia collocazione per il funzionamento complessivo. Invece nel terzo sistema, quello attuale, sono uno che deve cercarsi gli elementi di relazione. Non si vive più in uno spazio i cui segnali siano connotatori di identità, di appartenenza, di sopravvivenza; ciascuno deve attraversare spazi, tempi, ecc., alla ricerca di quegli elementi e creandosi una specie di "elenco telefonico" mentale: un po' come il cacciatore preistorico, che doveva crearsi le mappe mentali del territorio.
Questo produce problemi formativi decisivi perché in questa situazione, o gli individui vengono dotati di sistemi mentali sofisticati per gestire quello che ho chiamato "elenco telefonico", cioè la rete dei rapporti, o se non è così l'alternativa che l'individuo ha per vivere è quella di ricreare segni di riconoscimento nel territorio o nel gruppo di appartenenza. Per me l'analfabetismo di ritorno consiste nel fatto che i ragazzi, ma anche gli adulti, anche i ceti governativi italiani non hanno ricevuto nell'istruzione superiore schemi, strumenti adeguati per vivere in questo universo, per trovarvi un senso. In assenza di questi strumenti, l'individuo viene costretto a segnare, marcare il territorio come i cani. Così fanno le bande giovanili, con le bombolette a spruzzo, secondo un uso che nacque a New York per poi diffondersi come una moda. Ma lo stesso si fa a livello politico: se non ho schemi che mi permettano di gestire i processi di globalizzazione e al contempo di individualizzazione spinta attualmente in corso, dirò che per sopravvivere dobbiamo marcare questo territorio, e separare chi può stare dentro e chi stando fuori non deve entrare. L'altro elemento di identità è il gruppo di appartenenza. Nella nota ricerca sui giovani di A.Cavalli (ora l'lstituto Cattaneo ha rifatto tale ricerca, e tra poco la pubblicherà), egli ha trovato esattamente questo: ragazzi che non hanno avuto la possibilità di una forte strutturazione spazio-temporale. regrediscono a livello di territorio e di piccolo gruppo, rispetto al quale ci sono da una parte quelli che ne fanno parte, dall'altra tutti gli altri (la politica, i genitori, la scuola, ecc.), ed è nel gruppo che si creano gli elementi di razionalità minima per vivere.
Che cos'è dunque la società ? Nell'800 è stata quel modello, a metà del '900 è stata quell'altro, oggi probabilmente è questo. L'insieme di questi tre schemi è anch'esso un modo che mi permette di periodizzare ma al contempo di trovare qualcosa che serva a riflettere su ciò che accade.

in Ricerche Storiche, 1997, ed. Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea di Reggio Emilia

 


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