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SULLA CONTINUITÀ STORICA, SULLA NECESSITÀ Dl SAPERE IL "PRIMA" PER CAPIRE IL"POI, SUI "TAGLI".

La continuità storica è in larga misura un mito. Io stesso come storico, se prima di fare una ricerca su un certo argomento dovessi andare a prima, e a prima del prima, non fare mai la ricerca. Noi storici "tagliamo", accontentandoci di poche sommarie indicazioni di precedenza, e poi andiamo direttamente sull'argomento. C'è piuttosto un'ideologia della formazione storica, che la presenta come padronanza di un continuum temporale che non sarebbe possibile interrompere. Ma questo è falso, e lo si può verificare a livello mondiale presso tutti coloro che studiano storia. E' dentro al problema storico, se lo costruisci correttamente, che troverai gli elementi di soluzione del problema stesso, e gli elementi per porre ulteriori interrogativi. In termini pratici, comunque, il consiglio è: taglia, anche drasticamente, e se hai dei problemi psicologici impiega due ore per lezioni di raccordo: ogni tanto, va bene anche la classica narrazione. Ma la questione del collegamento si pone in realtà in altri termini, come problema da affrontare con gli studenti. Ad esempio, dopo che avete lavorato su due contenuti storici staccati, poni l'interrogativo: come possiamo collegarli tra di loro? (ovviamente, supposto che siano collegabili). Infatti la formazione storica non consiste nel ricevere dal professore le cose che segnano la continuità, ma nel costruire storicamente i nessi tra un elemento e l'altro.
L'idea illusoria della continuità storica produce poi note deformazioni di apprendimento: non è vero che dopo i greci vengano i romani, che dopo i romani vengano i longobardi, però il ragazzo apprende così. La formazione storica vera consiste proprio nel non cadere in questo equivoco, in questa forma illusoria. Però, attenzione, questo non è meno vero quando entriamo in età più vicine a noi per le quali usiamo lenti di ingrandimento più approfondite. Perché quando dici "le conseguenze della prima guerra mondiale furono...", troverai solo due storici d'accordo, e tutti gli altri in disaccordo. Ciò che noi sappiamo, e di conseguenza ciò che è formazione storica, è la natura probabilistica delle cause: non esiste in storia il rapporto diretto causa-effetto, ma esistono sciami causali, complicità tra effetti e cause, per cui ciò che bisogna apprendere è che ogni fenomeno storico esiste a livelli di molte dimensioni, ciascuna delle quali interagisce con i tempi successivi in modi che sono sia indipendenti sia in interazione tra di loro.
Dietro il falso problema della continuità storica, c'è semmai un altro ordine di problemi, da affrontare molto laicamente: il problema dei fatti dovuti, quelli che "non si possono non sapere". Diciamo cioè che nella nostra società, come è doveroso che entrando in una casa si dica buon giorno, e che alla domanda chi è il presidente della repubblica si risponda Scalfaro, allo stesso modo si deve sapere chi è stato Dante, chi è stato Annibale ecc. Su questo, potremmo passare in rassegna all'inizio dell'anno, sul manuale, quali sono quelle 30 cose di cui bisogna conoscere l'esistenza: le mettiamo in evidenza e le sottoponiamo a un apprendimento tradizionalissimo, un gioco molto aperto con gli studenti, del tipo "ragazzi, queste cose le dovete sapere, magari le studiate a memoria, ci togliamo il pensiero e poi andiamo a fare formazione".

 


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