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RIFERIMENTI TEORICI, METODOLOGIE E PROCEDUREIndicatori
dei fondamenti teorici e metodologici Il lavoro è partito
dalla lettura di un saggio di Olivier Razac, Storia politica del filo
spinato, (Ombre Corte, Verona, 2001) nel quale lo studioso considera
questo strumento, inventato negli Usa alla fine dell'800, un emblema
della storia dell'ultimo secolo in quanto il suo utilizzo ha una portata
direttamente politica che partecipa attivamente a tre disastri:
all'eliminazione fisica e all'etnocidio degli Indiani d'America,
all'assurdo bagno di sangue della guerra mondiale e, al centro della
catastrofe totalitaria, ai campi di concentramento e al genocidio di
ebrei e zingari. (Razac, pag.12). la costruzione del
percorso è stata preceduta da una attenta opera di ricerca di fonti e
di saggi storiografici da parte della docente, in collaborazione con
altri insegnanti, attraverso un forum
on line, da lei moderato, su questo tema ( ). Alla fine della
ricerca (che si è sviluppata nel periodo giugno-ottobre 2002) ciascuno
dei docenti coinvolti nel lavoro ha utilizzato i materiali raccolti per
lo sviluppo di percorsi didattici adattandoli alle necessità dei propri
studenti e dei diversi ordini di scuola. Nell’IPSSCT
“Quintino Sella” di Asti il progetto ha coinvolto 4 classi (due
classi terze, una quarta e una quinta) in ciascuna delle quali è stato
svolto un segmento del percorso con l’obiettivo finale di allestire,
per la Giornata della Memoria, una mostra che raccontasse la
storia del filo spinato. L’approccio
metodologico è stato analogo in tutte e quattro le classi coinvolte
(dal momento che nessuna aveva esperienze pregresse di questo tipo) ed
è stato volto alla costruzione di un’esperienza di LABORATORIO DI
STORIA. I riferimenti teorici
possono essere rintracciati, a titolo esemplificativo rispetto ad una
letteratura in materia certamente più ampia, nei seguenti saggi: Aspetti
cognitivi della didattica di laboratorio Progetti
per imparare la storia del '900: il laboratorio di didattica della
storia Il
laboratorio e la sua polisemia di
Mario Pinotti Dove
si costruisce la memoria. Il Laboratorio di storia La
didattica di laboratorio è stata prescelta perché si propone di
superare lo schema di insegnamento classico, fondato sulla triade
spiegazione del docente - studio individuale a casa - interrogazione di
verifica, proponendo una metodologia che ponga al centro lo studente
quale protagonista della propria formazione. In quest'ottica la funzione
del docente non è più quella di detenere-trasmettere la conoscenza ma
quella di lavorare alla progettazione e alla facilitazione della
ricerca che impegna lo studente. Conseguentemente l'attenzione non
ricade più tanto o soprattutto sull'acquisizione di contenuti quanto
sul raggiungimento di competenze che consentano autonomia di
indagine e di interpretazione sugli eventi del passato e capacità di
orientamento nel presente. Questo
approccio metodologico è volto a far risaltare la centralità dello
studente sia in quanto protagonista attivo del suo apprendimento sia
come punto di riferimento essenziale per la costruzione, da parte del
docente, di adeguate strategie di apprendimento. Le sue conoscenze
(scolastiche e non), i suoi interessi, i suoi bisogni cognitivi ed
educativi (consapevoli o inconsapevoli) devono orientare la
progettazione didattica del docente che intende utilizzare il
Laboratorio come strumento di lavoro. In
accordo con questa metodologia, si è previsto uno stimolo iniziale che
centrasse gli studenti sul tema, a questo è seguita una ricognizione
sui prerequisiti (essenziale per verificare i saperi impliciti dei
ragazzi e quindi far emergere conoscenze che possono essere fondanti per
lo sviluppo dei contenuti successivi, ma anche per accertare eventuali
pregiudizi o errate convinzioni sul tema) E’
seguita poi la fase di problematizzazione, a partire dalle fonti. Si
poi passati alla ricerca vera e propria, avendo cura di fornire diverse
tipologie di fonti, in modo che le risposte alle domande impostate
insieme passasse attraverso l’incrocio tra molteplici strumenti. Si
è scelto, proprio perché si trattava di un primo lavoro con questa
metodologia, di non sottoporre i ragazzi anche alla fase di ricerca
autonoma di possibili fonti (e ciò nonostante i ragazzi si sono
attivati in proprio reperendo, tramite amici e parenti, ulteriori
strumenti che sono stati poi discussi in classe ed integrati con i
materiali forniti dall’insegnante). Il
lavoro è proseguito con una ulteriore fase di problematizzazione che ha
consentito di aprire nuovi interrogativi e di approfondire
l’interpretazione delle fonti o di cercarne altre per rispondere agli
ulteriori quesiti. Successivamente l’attività si è spostata sull’allestimento del prodotto. Si è ragionato pertanto sulle modalità comunicative più efficaci per trasferire sui pannelli della mostra (prodotto stabilito già all’inizio del percorso) i risultati della ricerca (testi, immagini, cartine, grafici) riflettendo anche sulle regole comunicative ed associative che potessero rendere più efficace la comprensione dell’intenzione comunicativa. Si è poi lavorato all’allestimento
vero e proprio della mostra che ha rappresentato lo strumento di valutazione finale del lavoro
(contenuti individuati, coerenza nella realizzazione del pannello,
equilibrio testo immagini, valore comunicativo ecc.), assieme ad una
serie di test semichiusi che hanno permesso di accertare le conoscenze
di merito e le acquisizioni metodologiche raggiunte durante il percorso. |