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LE
SCUOLE E GLI EBREI (*) Fondare le scuole Tuttavia se si esaminano alcuni indirizzi storiografici non sembra che ci sia soffermati con la necessaria attenzione sull’ apporto dei contributi che vennero dal mondo ebraico allo sviluppo della storia della scuola. Eppure nel 1860 a Parigi era stata fondata l’ Alliance Israélite Universelle che si impegnava a istituire scuole in tutto il bacino del Mediterraneo. La tabella di Aron Rodrigue offre una chiara indicazione della forza di espansione del progetto educativo che -si noti- subì un calo in conseguenza della Grande Guerra:
Nel 1903 l’ Alliance Israélite Universelle varò un programma per tutte le scuole primarie che ancor oggi conserva elementi di grande lungimiranza: "...non bisognerà mai perdere di vista quel che è il fine della scuola primaria. Questo fine non è quello di dare agli allievi un’istruzione tecnica, o di formarli per certi indirizzi, quali ad esempio quello commerciale. Soprattuto non si dovrà avere come scopo, ripercorrendo un errore estremamente diffuso in Oriente e che funesta l’istruzione, l’insegnamento delle lingue. Le lingue sono uno strumento non un fine, una forma del pensiero e della conoscenza, non il pensiero e la conoscenza stessa. Ogni direttore si guarderà dunque dallo snaturare la scuola primaria trasformandola in una scuola di lingue o in una scuola professionale ove l’insegnamento sia indirizzato al conseguimento di vantaggi immediati, o all’applicazione immediata delle conoscenze acquisite volte al salario e all’operare strumenti di lavoro...". L’ impegno pedagogico ebraico era stato vivacemente contestato dai gesuiti e nel 1888 papa Leone XIII con l’enciclica Libertas aveva proclamato che solo "la Chiesa ... ha l’inviolabile diritto alla libertà di ammaestrare le genti". Si trattava di un’asserzione che poi era stata aspramente criticata da Gaetano Salvemini che -il 2 luglio 1920- in un suo intervento alla Camera dei Deputati aveva parlato in favore della scuola privata purchè gli studenti fossero controllati da un esame di Stato e si era pronunciato contro la ‘libertà sussidiata’ e il ‘diritto di preminenza’ cioè contro l’idea che la scuola privata dovesse essere finanziata dallo Stato e contro la pretesa che la Chiesa potesse controllare gli indirizzi della scuola pubblica. Allora Salvemini denunciò che "i partiti che dovrebbero continuare le tradizioni del Risorgimento abbandonano la scuola come si butta una ciabatta vecchia nella spazzatura", allora l’insigne storico temeva che la scuola potesse essere controllata dall’integralismo religioso.
(*) Tratto dal libro, Le Scuole e gli Ebrei di Piero Morpurgo, di prossima pubblicazione. L'articolo è stato pubblicato su Educazione e scuola alla pagina http://www.edscuola.com/archivio/didattica/scuolebrei.html |
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