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LE
SCUOLE E GLI EBREI (*) Scrivere per testimoniare Il
culto della scrittura divenne in quei drammatici anni impegno per la memoria.
Fu così per Simha Guterman che redasse un libro e che era costituito da tante
striscioline di carta che erano state sigillate in una bottiglia che dal 1942
al 1978 rimase nascosta sotto i gradini di una casa. Quando quella bottiglia
fu ritrovata si comprese che si trattava di un racconto sulla storia degli
ebrei di Plock dall'inizio della guerra (1939) alla liquidazione del ghetto
(1942). Quel diario trasmette al tempo stesso sia l’idea di un’ Europa
allo stremo sia la determinazione di un testimone che annota: "L'animo
ferito, il petto oppresso, il cuore dolorante, gli occhi pieni di lacrime, i
pugni serrati, scriverò tutto con il sangue e il pus delle piaghe, per
testimoniare la bassezza e l'ignominia cui può giungere l'essere umano". Guterman non fu l’unico ad escogitare il mezzo per trasmettere la memoria; persino i membri di quella squadra speciale nota come Sonderkommando e che era costituita per lo più da ebrei addetti ai forni crematori ebbero la forza di cercare di fissare la memoria. Invece tra il 1945 e il 1980 nel terreno attorno ai resti dei crematori dei campi di sterminio di Auschwitz-Birkenau furono trovati ben nascosti una serie di manoscritti, talvolta danneggiati, ma sostanzialmente leggibili. L’intento delle opere è evidente: Salmen Gradowski aveva chiuso le sue carte in una borraccia di metallo ed aveva annotato in quattro lingue -polacco, russo, francese e tedesco- un’avvertenza: "Interessatevi a questo documento poiché contiene un materiale molto importante per la storia.... Desidero lasciare questo scritto come pure numerose altre annotazioni a memoria del futuro mondo pacificato affinché si sappia cos’è accaduto. L’ ho sepolto sotto le ceneri, ritenendo che si trattasse del luogo più sicuro, dove certamente un giorno si sarebbe scavato per trovare le tracce di milioni di uomini uccisi. ...Vi è sepolta anche una grande quantità di denti. Noi, i lavoratori del Kommando, li abbiamo sparsi apposta nel terreno, perché il mondo potesse trovare le tracce concrete di milioni di uomini ammazzati... Esprima il futuro il suo giudizio su di noi in base alle mie annotazioni e che possa il mondo dare uno sguardo almeno su una goccia, su un frammento del mondo tragico in cui abbiamo vissuto. 6 settembre 1944". Altrettanta fermezza di intenti mostrò Salmen Lewenthal che avvolse le sue note con della tela cerata rinchiudendole poi in un vaso per conserve con tappo metallico; in quei fogli descrisse tra l’altro l’uccisione di 600 (forse 1.000) ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni: "Gli uomini delle SS stavano lì con un ghigno di contentezza... Gli uomini delle SS li inseguirono, li tempestarono di colpi, fino a che, dominata la situazione, li spinsero nel bunker. La loro gioia era indescrivibile. Non avevano mai avuto dei figli?".
(*) Tratto dal libro, Le Scuole e gli Ebrei di Piero Morpurgo, di prossima pubblicazione. L'articolo è stato pubblicato su Educazione e scuola alla pagina http://www.edscuola.com/archivio/didattica/scuolebrei.html
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