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LE SCUOLE E GLI EBREI (*)
di Piero Morpurgo 

Maestri coraggiosi

Alla critica, verosimilmente, non piacquero le parti che riportavano gli inni studenteschi di libertà dei moti che si svilupparono dal 1831 al 1848; tantomeno si confaceva al regime fascista il ricordo di Giuseppe Mazzini che insegnava agli operai emigrati a Londra nonchè le testimonianze degli studi di Guglielmo Oberdan e di Cesare Battisti.

L’organizzazione della mostra sulla storia della scuola italiana capitò in un periodo che vedeva sulle colonne del Corriere della Sera sia l’illustrazione della riforma scolastica di Gentile con il giornale che inveiva contro i professori che si facevano prendere dalla ‘scarlattina della politica’ (CdS del 3-02-1925) sia l’aspra polemica che investì l’Associazione Nazionale Combattenti che -il 7 febbraio 1925- dichiarava di essere irriducibile dinanzi all’obbligo di difesa sia dello Statuto sia dei principi di libertà e di eguaglianza dinanzi alla legge. Allora Il Piccolo di Trieste che aveva sostenuto la Mostra Storica era stato più volte censurato per essersi schierato dalla parte dei combattenti e la tensione si aggravò quando in occasione del cinquantesimo della nascita di Cesare Battisti furono esposti a Trento manifesti inneggianti alle libertà repubblicane prontamente sequestrati dalla polizia (CdS del 7-02-1925).

Negli stessi giorni Nello Rosselli, ebreo, e Pietro Jahier, valdese, ambedue profondamente legati a Salomone Morpurgo, organizzarono a Firenze una manifestazione per ricordare il cinquantesimo della nascita di Cesare Battisti (1875-1916) e in onore di Matteotti e dell’ Italia Libera; si ripeteva così l’iniziativa che era già stata presa nel luglio del 1924 per commemorare la morte del coraggioso patriota trentino che era stato studente a Firenze.

E proprio nel febbraio del 1925 l’ebreo Vittorio Polacco interveniva -tra gli applausi- al Senato del Regno d’Italia contro l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica e affinché "per non essere meno liberali dell’Austria" le minoranze religiose fossero tutelate all’interno delle aule scolastiche sia perché ebrei e valdesi hanno dimostrato attaccamento alla Patria sia perché proprio nelle pubbliche scuole dovrebbe rinsaldarsi il vincolo tra i fratelli di qualsiasi fede e di qualsiasi classe sociale. Allora si denunciava l’idea che la scuola fosse trasformata "in un centro di proselitismo religioso, quasi un vivaio di catecumeni"; allora si contestava la nuova legge sulla stampa "dove giustamente si comminano pene a chi offenda la religione cattolica, ma poi di tutte le altre si tace quasi potessero impunemente insultarsi".

E proprio nel marzo dello stesso anno Salomone Morpurgo e Ernesta Bittanti Battisti -con grande coraggio- dedicarono una delle sale della Mostra Storica della Scuola Italiana alle opere di Cesare Battisti.

"La Nazione" di Firenze diede scarni resoconti della Mostra Storica esaltando invece l’esposizione della Mostra Didattica Nazionale che presentava i lavori di allievi e professori delle scuole italiane: gli articoli del 5 e 6 marzo 1925 e quelli del 2 e 9/10 aprile non accennarono ai contenuti delle sale relative a Battisti e Oberdan, nulla si disse del documento esposto che dimostrava l’impegno alla lotta per la libertà che le giovani triestine avevano intrapreso nel 22 settembre del 1916 quando le studentesse del Liceo Femminile "dimostrativamente non cantarono assieme alle altre l’ Inno popolare e con ciò tentarono di istigare pubblicamente al disprezzo e all’odio contro l’Imperatore".

Invece la "Nazione" commentò con enfasi la Mostra Didattica affermando che lì si vedeva "la bontà della nostra razza".

Si trattò di una posizione che fa ben intuire come fosse l’esortazione all’impegno civile l’obiettivo di critiche e prese di distanza: si trattava di colpire quello stesso spirito che aveva portato Giovanni Sforza (1840-1922) a pubblicare un libretto Nelle nozze Franchetti-Morpurgo ove si esaltavano la libertà di stampa e i diritti della persona nonchè il coraggioso schierarsi degli scienziati nella vita politica.

Gli eventi che videro la nascita di provvedimenti restrittivi della libertà di insegnamento e di associazione si intrecciarono tra loro. Fu così che il 22 febbraio del 1925 il comitato centrale dell’Associazione Nazionale Combattenti fu sospeso dal governo di Mussolini e sostituito il tutto avveniva proprio mentre si avviava una riforma della scuola che conteneva le premesse per limitare il pluralismo delle fedi religiose e per condizionare ideologicamente la vita scolastica.

L’azione intimidatoria contro insegnanti e oppositori del regime apparve esplicita con l’articolo 1 della legge n. 2300 del 24 dicembre 1925 che prevedeva il licenziamento nei confronti di coloro che si venissero a trovare "in condizioni di incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo". In realtà già nell’ ottobre del 1925 i professori Gaetano Salvemini e Gino Luzzato erano stati rimossi dalle cattedre universitarie di Firenze e Venezia perché erano incompatibili con il regime.

Nel quadro di un crescente integralismo che monta nel 1925 occorre inserire l’azione contro Ernesto Buonaiuti che dopo una serie di amare condanne vide il 30 gennaio del 1925 l’iscrizione di tutte le sue opere all’Indice dei libri proibiti.

 

  

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