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LE SCUOLE E GLI EBREI (*)
di Piero Morpurgo 

Passione per la Scuola nonostante la persecuzione

Dai ghetti assediati -nel 1940- Mary Berg annotava nel suo diario "Ora ci sono moltissime scuole illegali e si moltiplicano ogni giorno. La gente studia nelle soffitte e nelle cantine e tutte le materie sono comprese nei programmi persino latino e greco... Non vi sono studenti svogliati. La natura illegale di questo insegnamento, il pericolo che ci minaccia ad ogni istante, colma ognuno di uno strano zelo...". Questa situazione fu descritta con cura: "i giovani ebrei studiano in segreto. ...In caso di pericolo i ragazzi sanno nascondere i loro libri. I giovani ebrei sono scaltri quando escono per recarsi all’insegnamento clandestino nascondono libri e quaderni tra pantaloni e stomaco indi abbottonano giacche e cappotti".

La passione per la scrittura appare anche dai diari, la sua ‘seconda pelle’, di Ana Novac scritti ad Auschwitz e in altri sette campi di concentramento su materiali di fortuna che venivano nascosti negli zoccoli; quelle note come molte altre rappresentarono i segni di una passione per gli studi che portano il professore di Hannah Goslar e di Anna Frank a parlare dell’amore di Dante per Beatrice proprio il giorno dopo che la moglie di quell’insegnante era stata deportata. E quando Hannah e Anna si reincontrarono nel campo di concentramento cominciarono a sperare che a primavera sarebbero tornate a scuola. Si trattava della stessa speranza di Lia Levi che trepidante all’indomani della Liberazione sperava in una sessione speciale d’esami per i bimbi che avevano studiato clandestinamente, provvedimento che l’Italia appena liberata non volle, o non poté, accordare.

Eppure proprio sulla scuola aveva infierito il regime fascista tanto che Bruna Levi Schreiber scrive: "Passano i giorni, iniziano le scuole e tu ragazza ebrea rimani a casa. Non puoi nemmeno ascoltare la radio: è proibito agli ebrei possedere una radio. ... Sei disperata, umiliata, non parli più con nessuno, giri a vuoto per casa, senza far nulla, perché non hai nulla da fare, nulla di costruttivo per il tuo futuro. ... Sei infelice perché scuola per te come per tutti, oggi come ieri come domani, vuol dire anche centro di aggregazione, lavoro organizzato, risate, compagnia, appuntamenti per il pomeriggio... vita!".

Era la scuola l’occasione per il miglioramento della società civile e anche a questa istituzione Anna Frank assegnava la possibilità dell’emancipazione femminile: "Più volte mi sono posta una di quelle domande che non mi danno pace, e cioè perché un tempo, e spesso anche adesso, la donna nei popoli occupa un posto molto meno importante rispetto all’ uomo ... Per fortuna la scuola, il lavoro, il progresso hanno un po’ aperto gli occhi alle donne".

L’amore per lo studio e per la scrittura erano garanzia di vita; è questo un impegno lo si ritrova nel padre di Jona Oberski che appena portato nel lager non smise di insegnare le lettere dell’alfabeto ebraico al figliolo. Non diverso fu lo spirito della piccola Louise Jacobson che -imprigionata a Drancy prima di essere inviata a Auschwitz- ringraziava nelle sue lettere per i libri che arrivavano nei pacchi o protestava perchè non aveva da leggere.

Così anche nel ghetto di Lodz, intorno al 1942, si continuava a far cantare ai piccoli scolari:

"Nella stanza brucia un fuoco / nella stanza fa un bel caldo / e il rabbino va insegnando ai bambini l’alfabeto /... /

Bimbi attenti abbiate caro / ciò che voi imparate qui! / Una volta ancora e ancora dite dunque l’abc, / una volta ancora e ancora dite dunque l’abc! / Via bambini la paura, ogni inizio è duro assai; chi ha imparato ben la Torah / è felice / e di che ha bisogno in più? / ... / Grandi bimbi diverrete/ e da soli capirete / quante lacrime e che pianto / nelle lettere ci sia! /

Bimbi attenti abbiate caro / ciò che voi imparate qui! / Una volta ancora e ancora dite dunque l’abc, / una volta ancora e ancora dite dunque l’abc! /

Ma se un giorno, bimbi cari, / dell’esilio trascinare / il destino ahimè dovrete / ed i triboli saprete, / il conforto allor cercate / proprio dentro questi segni, / ben addentro in lor guardate! /

Bimbi attenti abbiate caro / ciò che voi imparate qui! / Una volta ancora e ancora dite dunque l’abc, / una volta ancora e ancora dite dunque l’abc!.  

 

(*) Tratto dal libro, Le Scuole e gli Ebrei di Piero Morpurgo, di prossima pubblicazione. L'articolo è stato pubblicato su Educazione e scuola alla pagina http://www.edscuola.com/archivio/didattica/scuolebrei.html

 

  

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