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LE SCUOLE E GLI EBREI (*)
di Piero Morpurgo 

La Patria e la Scuola

In occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico 1941-1942 il preside Giacomo Tedesco rivolse agli studenti queste parole: "... Qui voi imparate ad essere fieri di sentirvi italiani ed ebrei, perché essere italiani significa aver partecipato o partecipare idealmente a quella schiera di eroi, martiri e profeti che soffrirono e lottarono per la libertà del popolo italiano e dei popoli europei, spezzando le catene del duro secolare servaggio, essere ebreo significa combattere in ogni luogo e in ogni tempo per il trionfo della verità e della giustizia.

.... Ora nella scuola dovete studiare perché siete ebrei; non è un buon ebreo chi non studia con puro amore e dell’ intera dedizione della sua volontà".

L’impegno per la costruzione dell’Italia unita è stato spesso trascurato dalla storiografia; benché il discorso del rabbino Lelio Cantoni che -il 21 novembre 1847- pronunziò agli allievi israeliti di Torino non lasci adito a dubbi: "sorride ai genitori israeliti e a noi tutti lietissima l’immagine di un migliore e non rimoto avvenire, riparatore del passato, fecondo di gloria e di grandezza civile, nunzio di quell’era sospirata che segnar deve l’accordo frattellevole fra i vari cittadini di una stessa e italiana Patria, cui i figli di Israele non ultimi offronsi di difendere con il proprio sangue e di illustrarla col senno e colla mano".

Nello stesso periodo Vincenzo Gioberti, esaltando la cultura degli israeliti, scriveva: "chi oggi travolge le profezie divine per opprimere ‘piamente’ i poveri Ebrei non è meno empio di quei cattolici che contorcevano le Scritture per ardere o macellare gli eretici e uccidere con armi sicarie i principi che li favorivano. Un secolo che biasima gli ergastoli non può approvare i ghetti...". E proprio nei ghetti ove era proibito alle istituzioni di carità aiutare gli ‘infedeli’ si svilupparono le Confraternite di beneficenza ebraiche affinché si potesse dar aiuto ai sofferenti e ai poveri; fu così che a Torino -nel 1832- fu fondata una "Confraternita a sollievo delle puerpere indigenti" con l’obiettivo di sostenere i lattanti. Queste iniziative proseguirono anche dopo l’Unità d’Italia e riguardarono non più solo gli ebrei, ma tutti i cittadini: Laura Franchetti Morpurgo fu segretaria del Dispensario per bambini gracili e convalescenti di Via della Ninna di Firenze che -almeno sino al 1937- si occupò di fornire ai bambini povere "un sussidio alimentare consistente soprattutto in riso, farina e pastina".

Su queste basi si formò Adele Levi Della Vida e proprio della pedagogista veneziana abbiamo una descrizione che se ben letta avrebbe fatto capire quale sarebbe stato il danno della propaganda antisemita: "Adele Levi era cresciuta in ambiente aperto alle idee più belle e attraenti di Patria e di Libertà. Ebrea, ma di una di quelle famiglie, come i Nathan, i Rosselli, i Luzzati ecc., a cui l’Italia guarda con riconoscenza. Ebrea, ma la cui religione si confonde con il culto dell’Italia... Senza dubbio la Levi afferrò l’importanza di introdurre in Italia un Istituto di carattere aconfessionale dove anche gli ebrei potessero trovare favorevole accoglienza alla pari dei cattolici. Troppo avea sofferto in vita sua di questa disparità di trattamento là ove ancora sopravviveva per non trovare orrore di tutte le forme di esclusione dal comune banchetto della vita spirituale della Nazione" .

Adele Levi Della Vida si preoccupò costantantemente dell’educazione popolare e non a caso quando si trasferì a Firenze nel 1888 non solo si impegnò per istituire un Giardino d’Infanzia a Castello, non solo divenne ispettrice delle scuole elementari, ma fu pure socia fondatrice della "Scuola del Popolo" diretta da Pietro Dazzi.

 

(*) Tratto dal libro, Le Scuole e gli Ebrei di Piero Morpurgo, di prossima pubblicazione. L'articolo è stato pubblicato su Educazione e scuola alla pagina http://www.edscuola.com/archivio/didattica/scuolebrei.html

 

  

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